Lunedì, Giugno 8th, 2015
L’Italia non rispetta i diritti umani
Venerdì, Maggio 4th / 2012
Unione europea / Italia / Diritti / Corte europea / Carceri / Giustizia lenta / Sovraffollamento / Record di ricorsi / Amnistie / Irragionevole durata dei procedimenti / Credibilità internazionale / Durata dei procedimenti / Inefficienze sistematiche / Sovraffollamento delle carceri / Credibilità internazionale / Margine di valutazione nazionale / Riforma del sistema giustizia / Mirella Fuccella / Qui Europa
L’Italia non rispetta i diritti umani
Una valanga di ricorsi intasano la Corte europea
Strasburgo – Il presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, il giudice britannico Nicolas Bratza, tiene periodicamente alcune visite presso ciascuno dei quarantasette Paesi del Consiglio d’Europa. Ieri è toccato all'Italia. Non si è trattato certo di una ispezione, ma gli incontri che il presidente della Corte europea ha tenuto ieri in Italia con il Presidente della Repubblica e il ministro della Giustizia sono stati l’occasione per chiarire alcuni punti critici. L’Italia ha molti conti in sospeso rispetto all’obbligo di protezione dei diritti e delle libertà assicurati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In primo luogo vi è la questione dell’inefficienza del nostro sistema giudiziario, con le sue complesse norme procedurali, l’uso che viene fatto delle risorse a disposizione, l’incidenza dell’imponente avvocatura italiana.
"Irragionevole" durata dei procedimenti e inefficienze sistematiche
Da quasi trent’anni la Corte segnala il grave problema, condannando l’Italia per la continua violazione del diritto alla ragionevole durata dei procedimenti. Non solo tali condanne cadono nel vuoto, ma addirittura da qualche tempo l’Italia compie nuove violazioni, ritardando il pagamento delle somme che le Corti di appello assegnano ai ricorrenti per riparare la violazione del loro diritto. Un altro grave problema riguarda le condizioni dei detenuti, che per il sovraffollamento delle carceri sono spesso tali da poter essere definite come “trattamento inumano e degradante”.
Questione di credibilità
Sono temi ormai improrogabili, che danneggiano anche la credibilità internazionale del nostro Paese. Già il governo precedente aveva dato luogo a forti proteste da parte del Consiglio d’Europa, per aver ignorato le disposizioni della Corte di non espellere alcune persone in Tunisia, dove sarebbero state esposte a rischio di torture. Si trattava di condannati in Italia per "presunte" attività di sostegno a "presunte" reti terroristiche, ma il divieto di tortura garantisce tutti ed è inderogabile. Tali violazioni commesse dall’Italia sono passate da noi quasi inosservate, ma in ambito europeo hanno leso fortemente la reputazione dell’Italia.
"Inflazione" da ricorsi
I ricorsi provenienti dal nostro Paese superano la cifra di 50.000 all’anno. Tutto questo schiaccia le strutture della Corte, causando un forte ritardo nelle decisioni. Il Regno Unito, dunque, spingeva perché si inserisse nella Convenzione una disposizione che obbligasse la Corte a riconoscere agli Stati un largo margine di valutazione nazionale nell’adempiere gli obblighi. Qui però si parla di diritti inderogabili, come la libertà personale, il divieto di tortura o di trattamenti degradanti. Il tentativo del regno Unito, dunque, – per fortuna – non è andato in porto. Sarà ancora compito della Corte elaborare la propria giurisprudenza in merito, senza cedere agli interessi dei governi a danno della protezione dei singoli. Ci auguriamo che tutto questo porti finalmente ad una seria riforma del sistema giudiziario italiano, studiata in modo da rendere finalmente più “umani” i tempi della giustizia: di certo una parte del sovraffollamento delle carceri è dovuto proprio alla presenza di un gran numero di detenuti in attesa di giudizio. La vera soluzione al problema, infatti, non possono essere le periodiche amnistie, che spesso mettono in libertà indistintamente innocenti e colpevoli.
Mirella Fuccella (Copyright © 2012 Qui Europa)
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