Giovedì, 12 luglio / 2018
– di Nicola Arena, Sete di Giustizia –
Mercoledì, 16th Gennaio / 2013
– di Giuseppe Sacco –
Mali e Neocolonialismo / Mali / Europa / Francia / Onu / Islamisti /
Esteri Neocolonialismo in Mali
Mali – Operazione Speciale per Ricolonizzare
l’Africa: Obiettivo "Terre Rare"
Un tentativo di ritorno al passato dietro la parvenza
di interesse umanitario.
La tentazione delle riserve minerarie dietro le bombe francesi
Bamako, Parigi, Washington – L'ONU appoggia l'intervento militare francese nel Mali e torna a chiedere un processo di riconciliazione nazionale. Attraverso l'ambasciatore Gerard Araud – ambasciatore delle Nazioni Unite – l'intervento militare francese sarà sostenuto anche dal Consiglio di Sicurezza. "La Francia ha la comprensione e l'appoggio di tutti i membri" ha detto il diplomatico "Bilderberg Man" Francois Hollande al termine della riunione tenuta per discutere l'operazione militare sferrata venerdì e tutt'ora in corso in Mali. Ma al netto della propaganda occidentale capillarmente diffusa tra i media di regime l’operazione militare in Mali lanciata l’11 gennaio, è un altro chiaro esempio delle azioni speciali finalizzate alla ricolonizzazione del continente africano.
Riserve Minerarie – L'Ultima frontiera del Colonialismo
Si tratta di una sistematica nuova occupazione dei territori africani da parte delle potenze occidentali al fine di allungare le grinfie su una delle maggiori riserve mondiali di terre rare: minerali come indio, europio, tantalio senza dei quali smartphone e pc non potrebbero funzionare. Altro che diritti umani! Situazione, per il vero, inaspritasi già durante l'estate scorsa, quando Usa, Europa e Giappone denunciarono la Cina al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) in seguito alla decisione di Pechino di diminuirne sensibilmente le esportazioni, al fine di favorire le industrie cinesi dell'hi-tech.
La solita Mistificazione Mediatica
Ma la cosa paradossale è che oggi ciò accade mentre tutti sono sicuri che l’occidente stia difendendo la sovranità e l’integrità territoriale del Paese. Non è proprio così, come alcuni fatti dicono. In realtà, i gruppi terroristici non \sono apparsi nel nord del paese nel 2011-2012. Tali organizzazioni vi svolgono le loro attività da decenni. La situazione è esplosa per via delle armi libiche sottratte dopo il rovesciamento strategico – in piena egia NWO – di Gheddafi. Il materiale militare non è arrivato in Mali da solo, ci sono fatti che dimostrano come la Francia sia coinvolta nel loro trasferimento dalla Libia.
Neocolonialismo Occidentale e Integralismo Islamico
La logica degli eventi nel nord del Mali, nel 2012, ha dimostrato e dimostra tutt'ora come si tratti di una ben orchestrata operazione volta a preparare l’opinione pubblica "all’imperativo provvidenziale (quanto ingannevole) dell’intervento militare”. I Paesi arabi del Golfo, in particolare il Qatar e l’Arabia Saudita, sono stati accusati di finanziare e sostenere i gruppi salafiti nel Sahel. Molte prove confermano questa tesi. Philippe Hugon, ricercatore preso l’istituto di Relazioni Internazionali e Strategici (Iris), è tra coloro i quali sostengono come “le organizzazioni umanitarie legate allo Stato del Qatar finanzino le reti terroristiche presenti nel nord del Mali”.
L'accusa del gionale francese "Le Canard Enchainé"
Già a giugno scorso, Le Canard Enchainé, il giornale satirico francese, aveva pubblicato un articolo intitolato “Il nostro amico dal Qatar finanza gli islamici in Mali”. Citando una fonte presso la direzione francese dei servizi segreti militari (DRM), il settimanale francese denunciava che “i ribelli tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad (Mnla), il movimento di Ansar Dine, Al-Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi) e il Movimento per l’unicità e la Jihad in Africa occidentale (Mujao) hanno ricevuto aiuti in dollari dal Qatar”. Per creare scompiglio nelle zone di interesse, dunque, i Paesi occidentali si stanno servendo dei cosiddetti “gruppi terroristici islamici”.
Mali: troppo ricco! – Un amaro destino segnato
Oggi la comunità internazionale plaude l’invasione francese per liberare il Mali, benedicendone le gesta in maniera alquanto sommaria e pretestuosa. In tal senso gli africani della Regione sono tra l'incudine e il martello: islamisti da una parte e truppe francesi dall'altra. Comunque, il Mali dovrà pagare un prezzo alto per la libertà, cedere la propria sovranità, le sue enormi risorse minerarie e perdere l’indipendenza per molti anni, se non per sempre.
Francia-Usa – Santa alleanza coloniale: l'esodo dei disperati
Secondo il presidente francese Francois Hollande, le truppe francesi resteranno in Mali per il tempo necessario. Ma necessario a cosa, lo possiamo solo intuire. Amaramente intuire. Frattanto, oggi, il segretario alla Difesa nordamericano Leon Panetta, ha annunciato che gli Stati Uniti sono pronti a garantire a Parigi “sostegno logistico, colaborando sul fronte dell’intelligence”. Ma d'altro canto diverse agenzie riportano la notizia secondo la quale Washington starebbe valutando la possibilità di fornire aerei cargo al fine di coadiuvare il trasporto delle truppe francesi e dei rifornimenti ai militari. In campo anche droni di ricognizione, al fine di raccogliere informazioni più dettagliate sul campo di guerra e sulle zone limitrofe. Panetta ha sottolineato che l’operazione francese si è resa necessaria dopo che i militanti islamisti nel nord del Mali hanno iniziato a espandere l’area sotto il loro controllo. Davvero un'ottima copertura! Al momento comunque i dati circa i rifugiati e gli sfollati raccolti dall'Onu non lasciano presagire niente che abbia a che vedere con una kantiana pace perpetua. Si attesterebbero tra 160 e 200 mila i rifugiati che stanno abbandonando il Paese per non finire sotto la mannaia del cosiddetto "friendly fire des liberateurs francaise". Che Dio aiuti i poveri cittadini del Mali e li liberi dal morbo del neocolonialismo. Anche se con media tanto asserviti alla folle e sanguinaria causa neo-coloniale ciò sarà davvero un'impresa titanica.
Giuseppe Sacco (Copyright © 2013 Qui Europa)
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