Modello Blackrock e Accentramento Mondiale – La Profezia di Giacinto Auriti
Mercoledì, Aprile 16th/ 2014
– di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile –
De Benedetti, Sorgenia, Mps, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bpm, Banco Popolare, Ignazio Visco, Bankitalia, CIR, Fabio Pavesi, Sole 24 Ore, Vado Ligure, Blackrock, Larry Fink, C.Alessandro Mauceri, Sergio Basile, Giacinto Auriti, Spa, fantasma giuridico, riforma del diritto commerciale greco, accentramento di tutte le ricchezze mondiali nelle mani di una mera élite di oscuri personaggi
Modello Blackrock e Accentramento Mondiale –
La Profezia di Giacinto Auriti
Dietro le manovre di Carlo De Benedetti, Larry Fink
e del sionismo mondialista, un sistema di diritto
commeciale completamente sballato
Giacinto Auriti aveva previsto tutto: "S.P.A. fantasmi giuridici
destinati a regalare il mondo ad una cricca oscura di eletti"
►Video in allegato: Auriti spiega cosa sono davvero le S.P.A.
di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile
Dietro il Caso Sorgenia – De Benedetti
Roma, Milano, Palermo – di CAlessandro Mauceri e Sergio Basile – Cosa si nasconde davvero dietro l'attuale sistema societario? Quali le dinamiche che da decenni – se non da secoli – orientano a livello internazionale il possesso delle macro-strutture aziendali ed il "libero" confluire della ricchezza globale surrogata dietro le spoglie delle società commerciali? Cerchiamo dio rispondere a questo fondamentale interrogativo analizzando quel che accade oggi in Italia, e partendo da una vicenda che negli ultimi giorni è stata riportata da numerosi quotidiani e tabloid: la vicenda Sorgenia-De Benedetti.
Nel nome dell'ingegnere…
Alla fine l’ha fatto ancora! Come già diverse volte in passato, l’ingegnere (Carlo De Benedetti) ha acquisito il controllo di un’azienda, ha fatto una serie di investimenti (non tutti condivisibili dal punto di vista gestionale) e, alla fine, se n’è andato. Lasciando dietro di sé un’azienda devastata e in crisi. Ma, come sempre, senza rimetterci un solo Euro, anzi. Sulla lunga disputa tra De Benedetti e le banche a proposito dei debiti di Sorgenia sembrerebbe che, un paio di giorni fa, si sia scritta la parola “fine”. Le banche salveranno dal fallimento Sorgenia con seicento milioni di Euro. Di questi quattrocento sotto forma di aumento di capitale e altri duecento come obbligazioni convertibili. In definitiva, come ormai diventata prassi usuale, qualcuno si accollerà il costo delle scelte fatte da chi ha gestito l’azienda nell’ultimo periodo.
Il prezzo degli aiuti…
Sì perché, di sicuro, non si può dire che per le banche questa operazione sia stata un successo. Mps, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bpm e Banco Popolare e altre (sono in tutto ventuno le banche creditrici) alla fine acquisiranno il controllo delle azioni di Sorgenia, ovvero di una società che non gode certo di ottima salute: l’azienda fino a ieri gestita da De Benedetti, infatti, pare abbia accumulato debiti per 1,9 miliardi di Euro. In questo modo, però, a pagare per la gestione dell’azienda ancora una volta (pare essere diventato il leit motif per tutti i grandi progetti gestiti dalla famiglia De Benedetti) non sarà la dirigenza, ma qualcun altro. Qualcuno che, per farlo, molto probabilmente dovrà attingere ai soldi dei risparmiatori o dovrà ricorrere agli aiuti di Stato (si pensi a ciò che è successo con il Mps o agli aiuti ricevuti recentemente da Unicredit) o alle garanzie di Bankitalia.
Dal credit crunch per i "Signor Brambilla"… alla pioggia di euro
In realtà anche la strategia delle banche, da un punto di vista strettamente gestionale, desta qualche dubbio: per decenni, in barba agli accordi di Basilea 2 e Basilea 3, hanno finanziato attività economiche ad alto rischio. Hanno prestato miliardi di Euro agli amici e agli amici degli amici (lo avrebbe riconosciuto anche Ignazio Visco di Bankitalia) e, mentre richiedevano parametri di solidità e solvibilità severissimi e spulciavano fino all’ultima virgola i business plan di qualsiasi impresa richiedesse accesso al credito, non mancavano di concedere finanziamenti consistenti (a nove cifre) a decine di aziende fallimentari. Da Alitalia a Parmalat, fino ad arrivare alla Cir e a Sorgenia. “Si nega il credito al signor Brambilla, ma se ti chiami …..allora le porte si riaprono così come i cordoni della borsa”, ha scritto Fabio Pavesi sul Sole 24 Ore. Perché è accaduto tutto ciò?
No failure
Eppure, il danno per le banche non è stato da poco: tutte le volte che gli istituti di credito hanno finanziato progetti poi rivelatisi fallimentari, le conseguenze in termini di perdite sono state misurate in miliardi di Euro. Senza dimenticare che, nel caso di Sorgenia, i nuovi azionisti dell’azienda energetica dovranno affrontare anche un altro problema: è ancora da risolvere la questione (giudiziaria) della centrale di Vado Ligure e delle conseguenze sulla salute degli abitanti che pare abbia prodotto l’impianto. Se le banche fossero “semplici” imprese, molte di loro sarebbero già fallite da tempo. Ma per loro non valgono le stesse leggi che valgono per tutte le altre imprese. Loro – a quanto pare – “non possono fallire”. E allora, come se non bastasse il trattamento di favore di cui godono (perché, ad esempio, un normale cittadino deve pagare l’IMU e una fondazione bancaria no?), si fa di tutto per aiutarle. Si aumenta di decine di migliaia di volte il capitale sociale di Bankitalia (in modo tanto sfrontato da costringere Bruxelles ad aprire una procedura per concorrenza sleale), si permette alle banche di investire i risparmi dei clienti sul niente (ad esempio con i derivati) e quando questo non fosse sufficiente si permette loro di investire su più di quanto hanno in cassa (e non di poco, ma per investimenti centinaia di volte maggiori).
La scalata di Blackrock
E ogni volta, per evitare che i loro aiuti concessi agli amici e agli amici degli amici, le decisioni dei banchieri vengono protette dalla Banca d’Italia o dallo Stato. Sì lo Stato, che in questo modo invece di tutelare i cittadini e i risparmiatori e chiedere che vengano rispettati i loro investimenti, diventa in qualche modo garante di manovre speculative a dir poco azzardate (come nel caso di Sorgenia) di alcuni imprenditori e tutela l’azione di alcuni banchieri assetati di potere (di denaro non ne hanno bisogno visto che possono crearne quanto ne vogliono praticamente dal nulla ….). Ma chi ci guadagna alla fine? Questo modo di fare in definitiva fa il gioco di pochi mega investitori, per lo più sconosciuti alla maggior parte della gente (come, ad esempio, Blackrock) i quali passo dopo passo, fetta dopo fetta, stanno assumendo il controllo di tutta l’economia del Bel Paese. Sono loro, infatti, che, alla fine, grazie alla gestione azzardata di molte grandi imprese italiane e della politica assistenzialista attuata da certi istituti di credito, già oggi dispongono di quantità rilevanti di azioni in tutte le maggiori banche (prime fra tutte proprio quelle che hanno finanziato Sorgenia di De Benedetti) e in molte delle maggiori imprese italiane, da Telecom a Fiat a Mediaset. A ben guardare ciò che è avvenuto, viene da pensare. E se tutti questi non fossero altro che tasselli di una “strategia imprenditoriale” per acquisire il controllo di “fette” rilevanti di Italia? Beh la risposta è quasi scontata. che dite?
Capitalismo bancario sionista alla conquista del mondo
Del resto non sono in pochi a chiedersi come abbia fatto Larry Fink, proprietario e amministratore delegato della Blackrock a portare la propria impresa in poco più di un decennio ad essere un colosso mondiale che gestisce più di 5000 miliardi di dollari di investimenti su scala globale. E per di più partendo dal nulla. Forse la sua sarà stata solo fortuna (ma nel campo della finanza a questi livelli, “fortuna” è una parola che non esiste sul vocabolario), ma di certo fa riflettere che, passo dopo passo, azienda dopo azienda, il controllo della maggior parte delle grandi imprese italiane (e mondiali) stia finendo nelle mani di pochi (dai Rockfeller, da anni ormai in affari con De Benedetti, a Fink: tutti e tre di origini ebraico-sioniste e legati a doppio filo in diverse attività). Forse quello che sta accadendo in Italia (e che prima è accaduto in Grecia, a Creta e in Spagna) è quello che un analista ha chiamato “acquisti con saldi”: grazie alle scelte fatte da alcuni manager, il valore delle maggiori imprese nazionali scende vertiginosamente fino a giungere all’orlo del fallimento.
Le mani sui beni reali dell'umanità… Auriti aveva previsto tutto
A questo punto il loro valore sul mercato azionario diventa ridicolmente basso e astuti investitori con a disposizione enormi capitali da investire (anche se solo virtuali) possono assumerne il controllo. Ma così facendo assumono il controllo di beni reali: aziende, know how e, nel caso delle banche, il controllo su Bankitalia e sulla riserva aurea del Bel Paese. Se tutto ciò è vero, forse non è ancora giunta la parola fine per la vicenda Sorgenia. Di sicuro è stato fatto di tutto per venderla (o forse sarebbe meglio dire per “svenderla”); ora, perché il cerchio si chiuda, basterà che le banche si liberino delle azioni appena acquistate (che se ne fa una banca delle azioni di un’azienda in difficoltà e con gravi problemi gestionali come Sorgenia?). In questo modo qualcuno potrà acquistare, a prezzi di “saldo”, il controllo di un altro pezzo d’Italia.
Contributo di Auriti nella comprensione dell'inganno S.P.A.
Concludiamo l'analisi, con questo video atraordinario video che vi proponiamo in allegato, nel quale quel grande – immenso – profeta contemporaneo che fu Giacinto Auriti prese pubblicamente le distanze dall'attuale forma di diritto commerciale. Auriti che, attraverso lo studio di quell'illegittimo sistema egemonico della personalità giuridica riconosciuta alle società, profetizzò questo paradosso del nostro tempo: l'accentramento dell'intera ricchezza mondiale nelle mani di una ristretta cerchia di oscuri personaggi, soprattutto per mezzo delle S.P.A.. Per auriti le società per azioni sono fantasmi giuridici perchè non si comprende chi sia il padrone reale… "Il pacchetto di maggioranza – sostiene Auriti – non è del singolo azionista che sottoscrive l'azione, ma diventa – di fatto – di chi ha il potere economico per rilevare la società". "E chi – si chiede il professore – ha il potere per porre in essere questa manovra? Semplice! "Chi può creare il denaro dal nulla! I grandi usurai che operano attraverso le multinazionali".
Porte aperte all'accentramento globale nelle mani dell'élite
"Le multinazionali – dimostra Auriti – agiscono come longa manus delle banche centrali che stampano il denaro dal nulla, finendo per espropriare e rilevare le grandi aziende. Auriti, negli anni Ottanta/Novanta, sulla base di queste ricerche e questi studi fu invitato dal professor Rocas dell'Università di Atene a contribuire alla riforma del codice di commercio greco, sostenendo giustamente che "il titolo azionario deve essere una quota di proprietà del capitale dell'azionista e non un credito monetario".
di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile
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