Venerdì, Agosto 9th/ 2013
– di Giovanni Antonio Fois –
Italia, Ecuador, Correa, Obama, [...]
Venerdì, Settembre 14th/ 2012
– di Maria Laura Barbuto –
Italia / Roma / Governo / Articolo 18 / Statuto dei Lavoratori / Decreto Legge 138 del 2011 / Referendum / Occupazione / Disoccupazione / Sinistra Italiana / Università Roma 3 / Cassazione / Sinistra Ecologica e Libertà / Italia dei Valori / Verdi / Rifondazione Comunista / Fiom / Cgil / Partito Comunisti Italiani / Popolo della Libertà / Antonio Di Pietro / Nicky Vendola / Paolo Ferrero / Elsa Fornero / Massimo D’alema / Sergio Cofferati / Mario Monti
Il paradosso del professore: “lo Statuto
dei Lavoratori ha frenato l’occupazione”
Polemiche e grandi polveroni politici si sollevano
contro il Governo "tecnico"
Intanto l’Italia si prepara al Referendum
Roma – Occupazione, crescita e lavoro: un tris che l’Italia non conosce e che, continuando sulla scia recessiva tracciata dal governo Monti, ovviamente, non metterà mai a segno. Nuove polemiche infiammano la “politica–dittatura” italiana e ad alimentare le fiamme ed il malcontento nazionale e popolare ci pensa proprio lui, il professore, che nelle scorse ore ha messo in discussione l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, al quale ha attribuito, per determinate disposizioni, la responsabilità di una insufficiente creazione di posti di lavoro, pur riconoscendone – oseremmo dire quasi sarcasticamente – il nobile intento di tutela dei più deboli. Lo stesso statuto, tra l'altro, addirittura osannato nei giorni scorsi a Bruxelles, nell'ambito di un convegno di "europeisti" sul tema lavoro e occupazione, dal paradossale titolo "Jobs for Europe". Paradossale a dir poco, visto che in Europa oggi – per colpa della crisi indotta e dei golpe dei governi tecnici dei banchieri – vi sono milioni di disperati, divisi accuratamente in circa 166 milioni di poveri e 55 milioni, circa, di disoccupati!
Monti – Un Autogol clamoroso al novantesimo!
Ma tornando all'ennesima gaffe montiana, la notizia del giorno è che il "Presidente del Consiglio" si è lasciato andare a queste dichiarazioni fuori luogo – e alquanto ambigue – in occasione del Congresso annuale della Società italiana di Scienza Politica, tenuto nella capitale presso l’Università Roma 3, creando immediato scompiglio tra i rappresentanti delle varie parti politiche. Caduta di stile quella del Professore liberista, il quale è scivolato sulla buccia di banana da lui stesso posta sul largo viale di Palazzo Chigi. Ed ecco, dunque, che giunge – per contro – come una sorta di dirompente ed inaspettato boomerang la notizia secondo la quale un gruppo di politici (alcuni dei quali fino ad un momento prima intenti a sorregere ossequiosamente la valigetta allo stesso Monti: vedi il Sel di Vendola) hanno avanzato la proposta di un referendum per l’abolizione delle modifiche apportate dal Ministro dell'ammazza-welfare, Elsa Fornero, all’articolo 18 del tanto discusso Statuto dei Lavoratori; e per l’abrogazione dell’articolo 8 del decreto legge 138 del 2011. Tali politici ed esponenti di varie parti sociali, in particolare, hanno provveduto a depositare questi due quesiti referendari in Cassazione: quesiti, per i quali le relative firme legittimative saranno raccolte a partire dal prossimo 12 ottobre. L’iniziativa è partita, principalmente da "Sinistra Ecologia e Libertà di Nicky Vendola – e con tempismo alquanto anomalo, vista la prospettiva di sodalizio politico paventata tra lo stesso Vendola ed il fedelissimo di Monti, Pierluigi Bersani – e dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ai quali si sono uniti anche Rifondazione Comunista, i Verdi, la Fiom (Federazione Impiegati Operai Metallurgici–Cgil) ed il Partito dei Comusti italiani.
Tutti fischiano, anche la "Curva dei propri ultras"
Insomma, una sinistra colpita al cuore dalle esternazioni di Mario Monti, e che non ha risparmiato frecciatine al "caro" professore: “Quello che dice il premier non mi stupisce – ha affermato il Segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero – Del resto si tratta del governo più antioperaio della storia”. Anche il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ha commentato le dichiarazioni ribadendo che “sarebbe un semplice errore se a criticare l’esistenza dello Statuto fossero due persone ubriache in un bar di periferia. Ed è un dolo, una malvagità gravissima fatta dai cosiddetti professori”. Le critiche nei confronti del premier hanno trovato spazio addirittura – udite udite – nel Partito Democratico, attraverso la voce di Massimo D’Alema il quale, oltre a ritenere la frase di Monti “palesemente sbagliata”, ha ricordato che la riforma è stata fatta proprio dal Presidente del Consiglio ed ha sottolineato, pertanto (cercando, a quanto pare, di buttare acqua sul fuoco) l’inutilità della polemica. Quasi a voler subito "scusare" il professore.
Palazzo Chigi tenta, invano, il salvataggio in calcio d'angolo
L’eurodeputato del PD, Sergio Cofferati, ha definito “tristi le parole di Monti perché prova di un vuoto di proposte” . Solo il PDL di Angelino Alfano (il confusionario PDL) si è dimostrato tendenzialmente d’accordo con il "premier" ma, ormai, la frittata è fatta: ormai è stato sollevato un polverone politico non indifferente e di portata ancora non del tutto decifrabile. Ciò nonostante il tentativo di salvataggio in extremis di Palazzo Chigi, che nelle scorse ore ha provveduto – in calcio d'angolo – ad informare con un perentorio quanto insufficiente comunicato stampa del fatto che "in realtà le parole di Monti non avevano come obiettivo quello di scatenare la polemica e non si riferivano all’attualità politica". Ma come disse il "collega" Cesare, "il dado è tratto"! Ma d'altronde era inevitabile: quello del professore è da mesi un politichese insopportabile e contraddittorio, che prima o poi avrebbe finito per implodere su se stesso. E' una questione di matematica! Una cosa è ormai palese: malgrado il tentativo dei media di regime di dipingere realtà politiche ed economiche idilliache (quanto, in effetti, illusorie e distanti dal vero) l’antipopolarità di questo governo tecnico, figlio di una sorta di colpo di stato (supportato da una semplice letterina della BCE e dai giudizi infondati e completamente sballati delle agenzie di rating) è giunta a livelli inimmaginabili e clamorosi. Di buono, per ora, c'è soltanto il fatto che qualcuno finalmente sembra essersi levato le grosse fette di prosciutto che gli coprivano gli occhi ed ostruivano la vista, comprendendo forse che in un Paese cosiddetto "Democratico", la distruzione e l'immolazione dello stato sociale – e dei diritti sacrosanti dei lavoratori – sull'altare pagano dei mercati non è proprio quello che si dice un qualcosa di "normale, accettabile e civile".
Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)
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