Oltre… Una Carta dei doveri universali degli stati: Limiti di Norberto Bobbio
Martedì, Aprile 29th/ 2014
– di Sergio Basile (su contributo di Vittoriano Mezzi) –
Iniziativa di Pubblico Confronto, Pensa e Scrivi di "Qui Europa"
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Oltre… Una Carta dei doveri universali degli stati:
Limiti di Norberto Bobbio
Non basta proporre l'integrazione della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell'Uomo, con una riduttiva
"Carta Universale dei Doveri". Ecco perchè!
di Sergio Basile (su contributo di Vittoriano Mezzi)
Iniziativa di Pubblico Confronto, Pensa e Scrivi di "Qui Europa"
che volto dare a questa Europa?
Catanzaro, Roma, Parma – di Sergio Basile – Siamo prossimi alle europee, ed anche ieri sera i bizzarri talk politici – come Porta a Porta – hanno incentrato la loro "pseudo-critica" europeista sul volto da dare all'Europa di domani, e sul "se accettare o meno" questa Europa. L'eurodeputato leghista, Matteo Salvini, è ritornato come sempre sul tema della moneta unica, rinnovando il suo non-amore per l'euro. Ma a ben vedere – come detto in molteplici sedi – vedi qui Premesso che l’Euro è una Moneta di Distruzione di Massa… c’è di più – il problema non è tanto l'euro, non è la "sovranità della moneta" o il fatto che essa sia messa in circolazione a partire da Francoforte o da Roma, ma l'emissione monetaria a debito in se stessa (vedi qui – Il Contenitore – Una truffa oltre il dualismo lira/euro ). Accolgo positivamente il contributo di un lettore, Vittoriano Mezzi di Parma, che partecipa al pubblico dibattito promosso dalla redazione di "Qui Europa" proponendo la sua personale ricetta per l'Europa. Una ricetta che si rifà al costrutto teorico-ideologico e all'esperienza di una delle massime figure intellettuali dell'era contemporanea: Norberto Bobbio, filosofo e docente universitario nato (18 Ottobre 1909) e scomparso (9 Gennaio 2004) nella città della Mole.
Sulla questione della "Carta dei Doveri Universali degli Stati"
Per "restaurare l'unità europea" – secondo Vittoriano – è importante conoscere e realizzare il pensiero di Bobbio in merito alla creazione di una Carta dei Doveri universali degli stati. Di getto mi verrebbe da dire che in effetti il diritto internazionale, sulla carta, ha già previsto degli adeguati strumenti di garanzia ed equità internazionale, cosiddetti "democratici". Pensiamo ad esempio, fra tutti, alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo di Parigi, sottoscritta nella città lumière il 10 Dicembre del 1948. Pertanto questo "problema" non dovrebbe porsi, anche se l'idea del riconoscimento di precisi "doveri" oltreché diritti, pone la questione della giustizia e della libertà in termini meno passivi e speculari e più vivi, chiamando forse a ben più precise responsabilità i grandi della Terra. Anche se una carta "simile", per usare un eufemismo – la Sacra Bibbia – fu scritta con valenza universale, ben più ampia, in Medioriente migliaia di anni fa: tuttavia quasi nessuno sembra ricordarlo. E poi integrata circa duemila anni fa, nella Terra di Davide. Ma analizzando il contesto internazionale, specie quel che accade in Medioriente, Siria, Africa ed Ucraina, ci si accorge come in realtà questi documenti di diritto internazionale siano destinati a restare lettera morta, perchè forse mancanti di un elemento di giustizia di fondo, che va oltre il mero riconoscimento giuridico e materiale, andando ad interessare direttamente la sfera della dignità e dell'anima umana: prerogative ed istanze – morali e spirituali – oggi scarsamente riconosciute e tutelate dalla stessa Comunità Internazionale che si nasconde dietro il dito laico, laicizzante e mondialista del "Palazzo di Vetro" di New York. Che fine ha fatto il diritto al pane quotidiano?
Sul fondamento delle moderne democrazie cosmopolite
Il signor Mezzi, citando il grande Bobbio ci ricorda che "le democrazie cosmopolite e pluraliste si fondano sul riconoscimento di un nucleo di valori costitutivi che sono il primato della persona umana, la solidarietà, il rispetto delle differenze, la libertà dal bisogno unita indissolubilmente alla libertà di agire". Elementi ineccepibili e comuni a più pensatori e filosofi del diritto, sia a destra che a sinistra. "Questi valori, in quanto resi “vivi” e concreti dal buon funzionamento delle istituzioni politiche – nota Bobbio – definiscono in termini positivi la democrazia pluralista, come strumento che non ostacola ma agevola l’allargamento degli spazi di libertà e garantisce l’effettività dei diritti dei più deboli". (fonte Archivio Camera dei Deputati – N.Bobbio – Una Carta dei Doveri Universali degli Stati).
Critica al Modello Occidentale e alla sinistra
La chiave di lettura della questione, sembra ricondurre il nostro lettore parmigiano a soffermarsi sul senso dell'espressione "democrazia cosmopolita". Ma cosa vorrà mai dire? Ce lo spiega – come vedremo – sempre Norberto Bobbio in un altro passaggio (sempre estratto dallo scritto "Una Carta dei Doveri Universali degli Stati" – fonte Archivio Camera dei Deputati: ricordiamo, in merito, che Bobbio fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nel 1984). Egli, pur d'estrazione originaria fascista – probabilmente affascinato dal "Modello Salò" – terminò la sua esperienza socio-politica tra le fila dei democratici di sinistra, pur mantenendosi sempre – o quasi – su posizioni piuttosto critiche nei confronti della destras e della stessa sinistra. A rammentare ciò un piccolo grande aneddoto storico: a metà degli anni Settanta, nel solco di un sempre più vivace impegno civile, ed alle soglie di uno dei periodi più drammatici in Italia (culminato col rapimento e l'omicidio dell'immenso Aldo Moro: unico profeta nazional-popolare – tra i parlamentari – a potersi considerare paladino dell'emissione a credito della moneta (vedi qui – La Storia non Raccontata – Il grande Caffè e Draghi, il cattivo allievo e qui Il Cerchio Magico e il Golpe di Enrico Letta) provocò un vivace dibattito il suo pubblico intervento proteso a negare sia l'esistenza di una cultura fascista nel nostro Paese, che "trattando estensivamente – come ci ricorda la biografia del filosofo e politico su wikipedia – sui rapporti tra democrazia e socialimo" come emerge soprattutto nella critica in toto all'Occidente e al modello occidentale moderno in "l'Età dei Diritti".
Una verità paradossale
Ma cos'è dunque un democrazia cosmopolita per Bobbio? come nasce? Che istanze di giustizia incarna? "Una democrazia cosmopolita e pluralista – leggiamo – non si fonda sulla mera tolleranza, ma su una coesistenza fondata sul limite invalicabile del rispetto della persona umana e dei suoi diritti. La storia del mezzo secolo, trascorso dalla proclamazione della Dichiarazione universale di Parigi, ci mostra una verità drammatica e in parte paradossale: la maggior parte delle violazioni dei diritti umani provengono proprio dagli Stati cui appartengono i cittadini titolari dei diritti violati".
La necessaria integrazione della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo
"Anche a fronte di questi dati – continua l'autorevole professore – ritengo sia ormai matura una riflessione sull’opportunità che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo possa essere nel futuro integrata da un distinto documento, una Carta dei doveri degli Stati. Mi riferisco – puntualizza – ad un documento di seconda generazione rispetto alla Dichiarazione dei diritti, che la integri e che indichi i doveri universali degli Stati: a non uccidere i propri condannati, a non torturare i propri detenuti, a rispettare i diritti fondamentali di coloro che si trovano sul proprio territorio, nonché ad investire una quota ragionevole delle loro risorse contro la povertà e contro la fame, per l''istruzione e per la liberazione dal bisogno".
Due incongruenze – fine del bipolarismo e delle sovranità nazionali
Ma nel passaggio seguente Bobbio stesso desta nel sottoscritto qualche perplessità in merito a due elementi: 1) la presunta fine del bipolarismo internazionale (evidente riferimento alla fine della presunta "Guerra Fredda" tra Usa e Urss) che legittima e da per scontata; 2) la cessazione delle sovranità nazionali, che evidentemente tollera e legittima parimenti, con l'utilizzo dell'avverbio di tempo "finalmente". "Oggi – continua in un altro significativo passaggio Bobbio – con la fine del bipolarismo internazionale ed il declino della vecchia sovranità nazionale, si può finalmente porre la questione degli strumenti e delle modalità per vincolare gli Stati all'osservanza di determinate regole. Con rinnovata efficacia (?) – asserisce – il primato dei diritti umani rende assoggettabili a responsabilità gli Stati e le persone che in ragione dell'esercizio di pubblici poteri si rendono responsabili delle violazioni di tali diritti. E' dunque ormai possibile – conclude – fare in modo che ai diritti universali degli uomini corrispondano finalmente anche i doveri universali degli Stati. Credo che il nostro Paese debba porsi tra i suoi obiettivi prioritari l'adozione di una Carta dei doveri universali degli Stati che integri la tradizionale frontiera dei diritti umani. Lavorare per questa Carta può costituire forse uno degli impegni più nobili di ogni paese civile, libero e democratico".
Critica alla dialettica marxista e alla "rivoluzione"
Prima di commentare brevemente questi assunti, pur in larga parte condivisibili condivisibili, ci sembra opportuno notare – al fine di sgombrare il campo da eventuali equivoci ideologici – come nel saggio "Quale socialismo?" (1976), Bobbio finisca per criticare la dialettica marxista, ma anche gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari ad essa correlati, sostenendo che le conquiste borghesi dovevano estendersi oltre l'élite (rossa) al potere, e cioè anche alla classe dei proletari. Elemento utopico perchè – notiamo – ad oggi rimasto una mera chimera ideologica sostanzialmente ovunque. Bobbio, infatti – a ben vedere e dimostrando una grande onestà intellettuale – ritiene fallimentare l'esperienza marxista-leninista, tuttavia cade in un parziale controsenso – e vedremo perchè – quando ritiene che le istanze di giustizia rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico. Ad avvalorare le sue tesi egli propone, da buon filosofo qual è, dalle colonne di MondOperaio – storica rivista a carattere culturale-politico apparsa il 4 dicembre 1948 su iniziativa di Pietro Nenni – una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico». Il merito di Bobbio consta senz'altro nel non assolutizzare i dogmi politici, ma di lasciarli assolutamente aperti ad ogni critica, pur restando appiattito sull'ideologia della sinistra nazionale.
Destra, Sinistra e allargamento del modello democratico
Egli, infatti, in "Destra e sinistra" – opera nella quale pone in raffronto le due ideologie enfatizzando il merito finale della seconda sulla prima – sostiene come la sinistra persegua – a suo avviso – l'uguaglianza e la trasformazione, senza tuttavia porre a sostegno di ciò – obiettiamo – sufficienti prove storiche di questo primato. Ma nella sia pur pregevole ed insuperata opera del 1990, "L'età dei diritti" Bobbio fa di più, vedendo – dopo una serrata critica fatta al modello occidentale, rispetto a quello orientale – nell'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la soluzione di ogni male… Bobbio nell'opera usa espressioni cariche di pathos come "fratellanza fra gli uomini", "rispetto degli avversari", individuando – in ultima istanza – la democrazia, sia pur imperfetta e cattiva, il male minore, preferibile ad una dittatura.
Democrazia o dittatura dell'èlite?
Ma davvero – alla luce delle ultime "primavere arabe" e "rivoluzioni colorate" – mi chiedo, possiamo considerare la democrazia come la cura migliore? Non è essa stessa la più subdola forma di dittatura della storia? Espressione ideologica – pratica ed innegabile – ed emanazione concettuale dell'impero più grande, asfissiante e totalizzante della storia: il Commonwealth? A me francamenre pare il contrario… Pare cioè che la democrazia, in effetti, sia il male più oscuro e sottile, non quello minore. come cioè essa, intesa nella sua accezione più veritiera ed assoluta, si dimostri l'arte della deresponsabilizzazione politica più sottile e subdola; o l'arte del non-governo strategico funzionale ai voleri dell'élite. Durante il tempo delle monarchie cattoliche, infatti, l'Europa – per contro – visse uno dei tempi del suo massimo splendore, con un rifi0rire di cultura , spiritualità ed arte mai visto prima di allora. Poi il nulla!
Per uscire da un epocale luogo comune
Per comprendere questo delicato ed epocale passaggio "democtatico" – imbastito di sangue e sommosse – non possiamo fare a meno di rifarci ancora una volta all'analisi impeccabile del Professor Giacinto Auriti, il quale individua giustamente nella nascita ed istituzionalizzazione del moderno sistema bancario (1717), la causa prima del crollo delle stesse monarchie cattoliche, finite per soccombere sotto l'asfissiante cappio del debito e della moneta-debito e – aggiungiamo – dei primi prototipi di "rivoluzioni democratiche indotte": strumenti entrambi forgiati nei retrobottega della Gran Loggia Madre d'Inghilterra (1717) e dalle fratellanze illuminate che da lì a poco dilagarono a rete nell'intera Europa, seguendo la scia del capitale e il profumo della cartamoneta, da Londra a Francoforte, da Vienna a Parigi, passando per Napoli. Ricordiamo – in merito – che la città partenopea era allora il principale centro propulsivo dell'economia italica pre-unitaria. Cappi e strumenti congeniati, dunque, dalla massoneria franco-inglese che favorìrono l'ascesa della stessa casta massonico-bancaria.
I limiti dell'analisi di Norberto Bobbio
Senza questo riconoscimento che finì per giustificare sia le "rivoluzioni democratiche" che la misteriosa e contestuale ascesa del capitalimo industriale e finanziario nel Vecchio Continente, l'analisi di Norberto Bobbio e di tutti gli intellettuali di destra e sinistra moderni a lui vicini, non può che rivelarsi parziale ed evidentemente deficitaria. Ecco perchè proporre la nascita di una Carta dei Doveri dell'uomo, senza prim'ancora denunciare il sistema della moneta-debito che svilisce e umilia popoli e nazioni, oggi come allora, fomentando disparità e guerre, è e resta una mera operazione di marketing politico ed ideologico.
Per comprendere l'Europa di oggi e le strategie mondialiste
Forse sarebbe il caso di uscire dall'ideologia fine a se stessa, come sarebbe il caso di evadere da questa gabbia ideologica chiamata "Unione europea" (vedi qui – Europa, alzati e Cammina, ma fuori dall’UE! ). Questo mentre all'orizzonte si profila l'ennesima guerra Usa-Nato / Russia, che ancor non si comprende a pieno come valutare.. Certo i falsissimi inciuci da "Guerra Fredda" e da "Seconda Guerra Mondiale" – sostenuti da un'intensa e caotica propaganda, da "ambo le parti" – non possono non indurci ad una riflessione più attenta su ciò che sta accadendo davvero in Ucraina e nell'intera Europa. La prudenza in questi casi, signori, non è mai troppa! Ma come sempre la storia e la pista "bancaria" forniscono le risposte a molti dei nostri "democratici" interrogativi.
Sergio Basile (Copyright © 2014 Qui Europa)
Partecipa al pubblico dibattito – infounicz.europa@gmail.com
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