di Redazione Qui Europa
Redazione Quieuropa, Giacinto Auriti, Moneta, Marino Solfanelli, Antonio Pimpini, compleanno
Sabato, Settembre 22st/ 2012
– di Federica Santoro e Sergio Basile –
Europa / Italia / Cina / PAC / Politica Agricola Comunitaria / Paesi del Mediterraneo / Pomodoro / Liberismo / Politiche anti protezionistiche / Romano Prodi / Cirio Bertolli De Rica / Laogai Reasearch Foundation / Lorenzo Barzana / Coldiretti / Schiavi cinesi / Importazione di pomodori dalla Cina / Contraffazione / Lager cinesi / Morte del Made in Italy / Sergio Basile / Federica Santoro
Ue – Italia – Cina: pomodoro rosso sangue!
Il Dominio cinese, la morte del "Made in Italy" in
Agricoltura e gli scandali dei lager cinesi e della
contraffazione del pomodoro
La denuncia di Coldiretti: in Cina, oltre un milione di
detenuti costretti in schiavitù per lavorare il pomodoro
L'analisi di "Qui Europa": Questi sono i progressi
ed il benessere della PAC?
di Federica Santoro e Sergio Basile
Pomodoro Rosso Sangue
Roma, Pechino, Bruxelles – L'Ue spende ogni anno per l'agricoltura circa il 40% del proprio budget, che viene destinato al finanziamento di progetti rientranti nella cosiddetta PAC (Politica Agricola Comune) ma per contro – è sotto gli occhi di tutti – danneggia l'economia agricola dei Paesi del Mediterraneo europeo, perseverando nell'adozione di politiche neoliberiste selvagge che permettono – come già denunciato dal nostro Osservatorio – l'allegra e sfrenata invasione all'interno del mercato europeo da parte di prodotti agricoli e primizie provenienti dall'Africa Sub-Sahariana e dall'Oriente, a bassissimo costo. Ciò permette alle imprese estere – ovviamente – di penetrare nei mercati del Vecchio Continente e di sbarazzarsi senza problemi di una "concorrenza" labile e praticamente inesistente, visti gli alti costi di mercato e l'imperversare della crisi in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e pian piano nel resto dell'Europa.
Dove finiscono i meriti della PAC?
"Il 40% del budget europeo è investito in agricoltura"! Di primo acchito è un'espressione che non suona poi così male! Dunque in paesi Ue come l'Italia, la verde Italia – il Paese fino a qualche tempo fa noto come il "Giardino d'Europa" – l'agricoltutra dovrebbe essere capace di ingenerare attrattive senza paragoni, e di creare profitti enormi! Ma la situazione non sta proprio così: non dimentichiamo che grazie alle solite politiche anti-protezionistiche e all'apertura sconsiderata e selvaggia dei mercati, in favore dello strapotere delle multinazionali, il meglio del glorioso "Made in Italy", anche in agricoltura, è stato ormai svenduto a lobbies estere. E ne sa qualcosa il professor Romano Prodi, il grande privatizzatore che – come i nostri lettori ricorderanno – fu artefice, tra l'altro, oltre che al "Sacco dell'IRI", anche del celeberrimo pastrocchio Cirio – Bertolli – De Rica, per il quale passò non poche grane giudiziarie, poi tuttavia diramatesi "provvidenzialmente" nel nulla, nelle fosche nebbie italiche.
Agricoltura – I "Nuovi Lager", l'Italia e gli scandali del Dragone
Ma allora la domanda sorge spontanea: in tavola, oggi, mangiamo italiano oppure no? E’ davvero un rosso made in Italy o made in China quello che condisce i nostri spaghetti? Beh, vediamo se riusciamo bene a rendere l’idea, esaminando qualche cifra. Nel 2010 – incredibile ma vero – il 40% del pomodoro arrivato sulle nostre tavole è stato importato dalla Cina, con un totale che supera i 115 milioni di chili. A diffondere l'allarmante e sconcertante notizia, nelle scorse ore, è stata Coldiretti, in occasione della presentazione del primo rapporto elaborato dalla Laogai Reasearch Foundation, il quale fa presente ed ufficializza un altro dato impressionante: sarebbero circa un milione i detenuti in Cina costretti a lavorare come schiavi dell’agroalimentare, in veri e propri Lager. Che valore ha dunque parlare di benessere e crescita della nostra società civile? A che giova riempirsi la bocca sostenendo la bontà del libero mercato e la valenza della Politica Agricola Comunitaria? Questi sono gli amari e velenosi risultati del progresso? Francamente urge fare un passo indietro!
Italia – Pomodoro rosso Sangue!
Come riconoscere dunque il pomodoro cinese da quello italiano e di conseguenza rigettare la produzione agricola del Sol Levante, portata avanti a tale meschino prezzo? Il responsabile della Coldiretti Lorenzo Barzana ci dà indirettamente una risposta, sostenendo come il concentrato di pomodoro possa essere adoperato in mille maniere, a seconda del grado di diluizione a cui viene sottoposto. E’ quindi praticamente impossibile riconoscere una passata italiana da quella cinese! infatti – sempre secondo Coldiretti – sul pomodoro si sa tutto o quasi su quanto ne viene importato ed esportato, ma praticamente nulla sull’uso reale che di esso ne viene fatto.
Il pomodoro e gli inganni del "Made in Italy"
Per permettere alle aziende di etichettarlo come “Made in Italy” basta un solo, semplice, gesto: trasformarlo. Come? Con pastorizzazione e aggiunta di acqua, ed ecco che un triplo concentrato partito dalla Cina si ritrova come per magia – magari – sugli scaffali del nostro "supermercato di fiducia", come prodotto italiano. La Coldiretti ha inoltre ribadito come in tal settore la Cina rappresenti il secondo bacino di produzione al mondo, dopo gli Stati Uniti. Ogni giorno, dunque, assistiamo inermi all'arrivo nei porti italiani di oltre mille fusti di concentrato di pomodoro che ritroviamo poi sulle nostre tavole. Questo per i consumatori ed i produttori del "Made in Italy" è evidentemente un danno economico e d'immagine inestimabile. E lo potrebbe essere anche per la nostra salute, vista la poca trasparenza esistentente sulle dinamiche di coltivazione dei prodotti cinesi, e sui processi di trasformazione, malgrado le etichette, che non risolvono tuttavia il problema a monte.
Come diffidare dalle imitazioni?
Secondo dati Coldiretti, inoltre, le famiglie italiane oggi consumano ogni anno, in media, circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia, e durante l’anno ne acquistano almeno altri 31 milioni di chili, elaborati e trasformati. Dovremmo quindi iniziare a diffidare dalle imitazioni anche dinnanzi ad un piatto fumante di spaghetti? E come fare? Non ci rimane che attendere i risvolti di questa disastrosa vicenda! Una vicenda gravissima, vergognosa, ma "stranamente" poco pubblicizzata dai TG di bandiera. Chissà perchè!
Federica Santoro, Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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