Promuoviamo la Cultura dell’Incontro: cerchiamo la Luce contro le tenebre del mondo

Lunedì, Febbraio 3rd/ 2014

– di Padre Piotr Anzulewicz 

Festa della Candelora, Cultura dell'Incontro, Padre Piotr Anzulewicz, Giovani e Anziani, Simeone e Anna, Presentazione di Gesù al tempio, Gli anziani nelle parole di Papa Francesco 

Promuoviamo la Cultura dell'Incontro: cerchiamo 

la Luce contro le tenebre del mondo 

La Festa della Candelora ci insegna a cercare la Luce, quella

Vera, e ci esorta a riscoprire Dio e il senso dell'incontro

e del confronto 

– L'Individualismo e l'isolamento – fisico e culturale – ci rendono

  ancor più schiavi del Sistema;

– Gli Anziani nelle parole di Papa Francesco

► Video in Allegato: La Candelora

 

di Padre Piotr Anzulewicz, 

Circolo Culturale San Francesco – Convento "Sacro Cuore" (CZ)

Candelora - Festa della Luce

 Festa della Candelora – Il Senso della Vera Luce nelle Tenebre d'oggi    

Catanzaro – di Padre Piotr Anzulewicz, Convento "Sacro Cuore", "Circolo Culturale San Francesco"  –  Una cosa è certa: l'individualismo e l'isolamento – fisico e culturale – ci rendono ancor più schiavi del sistema. Ieri la Chiesa ha ricordato la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, festa della Luce, chiamata anche «Candelora» (in Oriente Festa dell'Incontro) per le candele che si usano nella processione prevista dalla liturgia e per ricordarci – dopo il Natale – che Gesù è la Vera Luce del mondo ed è nato per regalarci la Luce, quella Vera! Una lece contrapposta a quella di tenebra che i seguaci di Lucifero oggi spacciano per "progresso" e "riscatto", ma cui effetti disastrosi e terribili sono sotto gli occhi di tutti. Nella giornata di ieri la Chiesa ha ricordato anche la 18a Giornata Mondiale della Vita Consacrata (alle ore 10 Papa Francesco ha presieduto la Messa nella Basilica di San Pietro facendo il punto sulla vita religiosa: seguire Cristo, in obbedienza, povertà e castità, non è stato mai facile e oggi ancor di più, perché non sono valori considerati tali dalla nostra società) nonché la 36ª Giornata Nazionale per la Vita, con il tema: «Generare futuro», anche e soprattutto oggi, nel tempo dell'usurocrazia di stato, della crisi-truffa e dell'offensiva contro Dio e l'intera umanità da parte di Lucifero e dei suoi seguaci. Con tale ricorrenza si è intenso – leggiamo nel Messaggio del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana – promuovere la «cultura dell’incontro» che «coltiva il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine»; una cultura dell'incontro che mira a «superare così la cultura dello scarto», nella consapevolezza che «un popolo che non si prende cura degli anziani, dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa» (Papa Francesco, Messaggio ai partecipanti alla 47a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani [Torino, 12-15 settembre 2013], 11 settembre 2013).

 Promuovere la cultura dell'incontro anche tra giovani e anziani             

La Festa della Candelora – sintesi simbolica tra Natale e Pasqua – è la festa della Luce «per le genti» (Simeone alla vista del bambino, lo proclamò Luce delle Genti e Gloria d'israele) la festa di Gesù che entra nel Tempio, centro religioso e culturale d'Israele, portato da Maria e Giuseppe, come atto di fede e appartenenza al Signore. Essa ci proietta già verso la luce della Pasqua. Simeone e Anna, che riassumono l’attesa di Israele, vanno incontro del Signore e, illuminati dallo Spirito, lo riconoscono e gli rendono testimonianza. La presenza di Simeone, di un laico, non appartenente alla classe sacerdotale, e poi di Anna trasformano quell'evento in qualcosa di totalmente unico e straordinario: un "incontro" che abbraccia quanti aspettavano la redenzione d'Israele. Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, aveva avuto una straordinaria rivelazione dello Spirito Santo che gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte, senza prima aver visto il Messia. Sapeva di poter vedere ed ora ha visto; anzi i suoi occhi hanno visto ciò che il suo cuore aveva visto in precedenza. I suoi sensi hanno toccato l'intangibile e la speranza è diventata certezza di salvezza.

 Simeone – Lo specchio nostro                                                                              

Possiamo fare qualche parallelo tra le nostre speranze e quella di Simeone, tra le sue e le nostre certezze? Simeone vive dilatato dallo Spirito Santo, la sua esistenza è diventata di poco conto di fronte alla salvezza che ha raggiunto i popoli. Lui ha visto il Cristo "prima" nella dimensione dell'attesa e gli ha permesso di riconoscerlo in quel bambino portato al Tempio dai suoi genitori e di vederlo "dopo" splendente di luce e di gloria per le genti e per il suo popolo. Simeone prende il bambino tra le braccia e apre il suo cuore, la conversazione si fa umana, comunica le sue speranze divenute certezze, manifesta le sue preoccupazioni e la sofferenza che vede giungere nel cuore di Maria. Simeone ed Anna non hanno una dottrina da insegnare o una teologia da manifestare; sono soltanto testimoni che Dio ancora opera la sua salvezza a quanti lo aspettano ancora oggi, in mezzo al disorientamento e alle tenebre che ci attanagliano. Anche oggi è offerto loro di "vedere" e di prendere in braccio la speranza del mondo.

 Simeone e Maria, il mistero di un Dio di Luce che si allea con noi         

Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre e il nostro buio interiore è squarciato dalla sua tenerezza. L'esperienza dell'illuminazione, diffusa in molte religioni, essenziale in quella cristiana, è l'apertura ad una dimensione interiore nuova che la grazia dello Spirito Santo crea, irrompendo nella nostra vita. A volte basta poco, un attimo fuggente, per illuminare la propria vita. Così Simeone, stanco e vecchio, tenendo in braccio quel bambino si accorge della misteriosa presenza di Dio. Pochi istanti hanno dato un senso a tutta una vita di attesa. Che Dio accordi a ciascuno di noi pochi istanti di consapevolezza che ci illuminino la vita?

 Simeone ed Anna – Esempio di bella anzianità                                             

E' sempre più facile nella nostra società scorgere anziani, uomini e donne, che ormai pensano con tristezza e rassegnazione al loro futuro in questa società usurocratica, mascherata dietro il termine vuoto ed ingannevole di "democrazia". Il Vangelo di Domenica sembra dire a voce alta – ed è giusto gridarlo in questa nostra società fattasi particolarmente crudele verso gli anziani – che il tempo della vecchiaia è un tempo da vivere con speranza. Simeone ed Anna sembrano dire a tutti: è bello essere anziani! Il tempo della vecchiaia non è un rìmpianto della giovinezza, un naufragio, una disgrazia, una condanna da subire tristemente. La si può vivere con pienezza e con gioia, dignitosamente ed operosamente, a condizione che si possa accogliere tra le proprie braccia un po' d'amore, di compagnia, d'affetto. Così fu per loro, Simeone ed Anna. Nel bambino Gesù trovarono una nuova compagnia, una nuova energia, un senso in più. Simeone, dopo aver preso tra le sue braccia il Bambino, poté cantare il «Nunc dimittis» (“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace perche i miei occhi hanno visto la tua salvezza”) ed Anna da quell'incontro ricevette nuova forza per lodare Dio e parlare del bambino" a chiunque incontrava. Ambedue furono tra i primi missionari del Vangelo. Questa pagina evangelica del "solenne incontro" tra un Bambino e due anziani rivela quanto sia piena e gioiosa la vita: il Bambino, il piccolo libro dei Vangeli, posto nelle mani e nel cuore degli anziani, opera ancora miracoli incredibili.  La fragilità della vita, anche quella che giunge con il passare degli anni, non è una condanna quando si incontra con l'amore e la forza di Dio. L'anzianità può essere motivo di una nuova chiamata, a pregare per la Chiesa e per il mondo intero, invocare la pace, visitare chi ha bisogno e testimoniare la speranza nel SignoreA chi si lamenta per non aver potuto tenere in mano il loro destino, per aver dovuto rincorrere una vita non scelta, per avere fatto dei progetti che gli si sono sbriciolati in mano, Simeone insegna a perseverare, ad affidarsi, a capire che la vita vera non si limita alle nostre esistenze sofferte e deludenti. E' diversa dai risultati che riusciamo a conseguire, dai sogni che riusciamo a realizzare. È oltre. E' bellissima la preghiera intensa di Simeone che finalmente vede l'Atteso: ora è sazio, soddisfatto, ora ha capito, ora può andare, ora tutto torna. La vita è così, bastano pochi secondi per dare senso e luce a tutta una vita di sofferenze, ad una vita di attesa. L'importante è avere un cuore spalancato, capace, non rinchiuso dal dolore, dalla sofferenza o dalla rabbia… Incontrare il Signore o intuirne la presenza, avere fede, credere e sperare significa mettersi in ascolto, attendere,perseverare nell'attesa di una risposta. È  una scommessa ardita che tutti siamo invitati a compiere.  Chiediamo al Signore di alleggerire il nostro cuore, di non permettere che la sofferenza o la superbia ci chiudano gli occhi al vero e al bene che risplende nelle pieghe del nostro martoriato tempo. Simeone profetizza sofferenza a Maria, questa acerba adolescente che ha creduto nella follia di Dio che ora si trova, per la prima volta, davanti alla misura della sua scelta: la misura dell'amore. Ella però sa che accogliere Dio le costerà fatica e lacrime, eppure crede, vi aderisce, vi acconsente, perché amare può voler dire patireSia Lei, oggi, a insegnarci a vivere l'amore fino alla fine, donare tutto di noi, tramutare il dono della vita in concretezza.

Candelora - Festa della Luce

 Gli Anziani nelle parole di Papa Francesco                                                       

La Candelora deve insegnare, specialmente a chi è affaticato e sconfortato, a stare desto, a non accasciarsi, a non arrendersi, per vedere nella propria vita, infine, la traccia del passaggio di Dio. Ci siano di sprone le parole di Papa Francesco, pronunciate il 25 luglio scorso nella cattedrale di S. Sebastián, in occasoine della 28a giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro«Io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori. (…) Questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l’esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego, è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro. Questa civiltà, cioè, ci ha portato a escludere i due vertici che sono il nostro futuro. Allora i giovani: devono emergere, devono farsi valere; i giovani devono uscire per lottare per i valori, lottare per questi valori; e gli anziani devono aprire la bocca, e insegnarci! Trasmetteteci la saggezza dei popoli!». Papa Francesco è tornato ad esaltare il ruolo prezioso degli anziani nella Chiesa e nella società martedì 19 novembre scorso, nella cappella di Santa Marta. La sua omelia è iniziata con una domanda: «Cosa lasciamo come eredità ai nostri giovani?». Un’eredità nobile? «Noi viviamo in un tempo nel quale gli anziani non contano. È brutto dirlo — ha ripetuto il Santo Padre — ma si scartano perché danno fastidio». Eppure «gli anziani sono quelli che ci portano la storia, la dottrina, la fede e ce le lasciano in eredità. Sono come il buon vino invecchiato, hanno cioè dentro la forza per darci quella eredità nobile». «La sapienza che hanno i nostri nonni è l’eredità che noi dobbiamo ricevere. Un popolo che non custodisce i nonni, che non rispetta i nonni non ha futuro perché ha perso la memoria. (…) Ci farà bene pensare a tanti anziani e anziane, ai tanti che sono nelle case di riposo e anche ai tanti che — è brutta la parola ma diciamola — sono abbandonati dai loro cari», ha poi aggiunto Papa Francesco, ricordando che «essi sono il tesoro della nostra società. Preghiamo per loro perché siano coerenti sino alla fine. Questo è il ruolo degli anziani, questo è il tesoro. Preghiamo per i nostri nonni e per le nostre nonne che tante volte hanno avuto un ruolo eroico nella trasmissione della fede in tempi di persecuzioni».

 Un Invito per tutti – Anche giovanissimi e Anziani                                       

Ieri, come visto, le Sentinelle in piedi (i Veilleurs francesi o la Manif Pour Tous, che significa, letteralmente, “Manifestazione per tutti”), hanno promosso in contemporanea in diverse città d’Europa: Parigi, Lione, Bruxelles, Bucarest, Madrid, Varsavia e Roma, una mobilitazione, in difesa della famiglia, contro il tentativo di approvare senza dibattito – e malgrado la materia sia stata già fatta oggetto di ben due votazioni precedenti con esito negativo – al Parlamento europeo, domani martedì 4 febbraio, il rapporto Lunacek sull’uguaglianza fondata sull’“orientamento sessuale e l’identità di genere”. L'appuntamento a Roma è stato alle 11 in Piazza Farnese, sede dell'ambasciata di Francia. “C’è una emergenza antropologica, il matrimonio tra un uomo e una donna è un valore civile aldilà della cultura e del credo religioso». Sosteniamo la  “Manif Pour Tous” italiana, tenendoci aggiornati sulle prossime iniziative pubbliche, e sosteniamo anche il “nostro” Circolo Culturale San Francesco (http://circoloculturalesanfrancesco.org/): ogni venerdì dalle ore 18.30 alle 21,00, in Catanzaro Lido (Convento Sacro Cuore) c’è per tutti noi un appuntamento fisso di incontro e dibattito sulle grandi tematiche che ci riguardano (sovranità monetaria; questione mediorientale; iper-immigrazione; deriva liberticida del progetto "UE"; evoluzione e paradossi del sistema bancario; OGM; tempi oscuri che sta vivendo tutta l'umanità, esempi e modelli alternativi proposti alle nuove generazioni sulle orme di San Francesco d'Assisi, ecc..) presso la Sala S. Elisabetta d’Ungheria, a lato destro della chiesa, promosso dal Circolo Culturale San Francesco e dall'Osservatorio Nazionale Indipendente sulle Politiche Ue e l'Europa "Qui Europa" (www.quieuropa.it). Si tratta di dibattiti aperti, Conversazioni, che vedranno protagonisti cittadini di tutte le età: anche anziani e giovanissimi, dunque! Non stiamo a guardare o a fingere di non saperne nulla, ma partecipiamo a questi appuntamenti e cerchiamo di organizzarne di simili in tutta Italia, in ogni regione, in ogni città. Non è più tempo di stare lontani e indifferenti! Non ce lo possiamo permettere. Condividere insieme questi non facili momenti della vita della nostra società dilaniata dall'usurocrazia e dall'amore per il denaro (e contestuale disprezzo per la vità umana) sia espressione della fraternità che ci chiede incessantemente il nostro caro Gesù e anche sua Madre, Maria.

Padre Piotr Anzulewicz (Copyright © 2014 Qui Europa) Redazione "Qui Europa"

​Circolo Culturale San Francesco – Convento Francescano "Sacro Cuore" – CZ Lido

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