Mercoledì, Febbraio 19th/ 2014
– di Arrigo Muscio –
Giovedì, Settembre 27th/ 2012
– di Mario Luongo e Sergio Basile –
Consiglio europeo / Herman Van Rompuy / Eurobond / Angela Merkel / Unione di bilancio Eurozona / Hollande / Roberto Gualtieri / Bilancio condiviso / Vertici autunnali / Unione europea / Comunità europea / Tregua mercati / Alexis De Tocqueville / La Democrazia in America
Accentramento – Il Pressing di Van Rompuy
per l'Unione di Bilancio Europeo
Bilancio Unico Ue: un grande passo verso il
totalitarismo?
Ma chi vuole questa unità a prezzo della propria libertà?
I tumulti antieuropeisti in Spagna e Grecia e le perplessità di
"Qui Europa" sulle frenetiche manovre dell'euro-casta in
vista dei prossimi "Vetrici Autunnali del "consiglio Ue"
Bruxelles – Bilancio comune nell'Eurozona? Herman Van Rompuy (il Presidente, rigorosamente non eletto ma nominato, del Consiglio europeo) e i suoi collaboratori ci stanno lavorando con frenesia da tempo, nell'ambito dello studio di presunti "progetti panacea"di riforma dell’Ue, per "uscire dalla crisi". Tra le varie "rivoluzioni" in questione quella dell'unificazione dei bilanci dei Paesi Ue in un unico "Bilancio Centrale" sta tenendo banco da più giorni tra gli affollati ed asettici corridoi degli edifici di Bruxelles. Un tassello fondamentale per il progetto di un "Superstato accentratore di ogni potere e prerogativa ex-statale" al quale la tecnocrazia dominante sta lavorando – sotto i nasi e gli occhi velati dalla disinformazione dei cittadini europei – ormai da tempo. Un passo decisivo verso i cosiddetti Stati Uniti d'Europa. Una creatura tentacolare che oggi risveglierebbe senz'altro gli incubi più tordibi e profondi dell'indimenticato autore de "La Democrazia in America", Alexis de Tocqueville.
Bilancio Unico Europeo: un azzardato passo verso gli "Usa d'Europa"
Ancora non sono chiare le modalità di applicazione di questo "presunto bilancio unico", ma stando a quanto riferito dai diplomatici del Consiglio europeo mandati in avanscoperta per misurare la pressione degli Stati, già Francia e Germania sarebbero inclini al progetto: lo sarebbero invero i rispettivi leader (Francoise Hollande ed Angela Merkel) ma meno pare – davvero molto meno – i cittadini dei due stati leader dell'Ue. Ma a ben vedere ci sono fattori interni sia a Berlino che a Parigi che renderebbero l’adesione meno facile di quanto possa apparire. Angela Merkel poi – a suo dire – temerebbe di diventare il "pater familia" dell’Ue anche dal punto di vista economico, cioè quello che paga per tutti. Per ora, però – non dimentichiamolo – in questo discusso modello di "Euro-gabbia", la Germania è il Dominus assoluto dell'Ue: il proverbiale asso piglia tutto. Sul versante Centro-occidentale dell'Europa, in Francia. invece si respira un’aria di dilagante euroscetticismo. Ormai davvero in pochi credono in questo nuovo progetto di Unione europea.
Verso un "Nuovo Leviatano"
Ma come i "padroni dell'Europa" vorrebbero ora superare questi cavilli tecnici e finanziari? Semplice: per Berlino si potrebbero prospettare trasferimenti di fondi finanziari in cambio di riforme economiche, (cioè di tasse e austerity per i cittadini); mentre per Francoise Hollande il bilancio condiviso potrebbe giovare a controbilanciare le spese di austerità, oltre che – sempre secondo quanto asseriscono i tecnocrati di Bruxelles – a diminuire l’intrusione di terzi nei bilanci francesi. Ma evidentemente – ed i cittadini dei rispettivi Paesi lo hanno capito piuttosto bene – sono solo subdole strategie per giustificare ed accellerare la nascita del "Nuovo Leviatano". Una sorta di unico grande mostro che vorrebbe nascere (come una novella Araba Fenice) dalle macerie degli stati nazionali del Vecchio continente. A nostro modestissimo parere – e non solo nostro – questa è una follia pura! Per qualcun'altro invece questa unione forzata sarebbe l'unico modo per uscire dalla crisi, ma in realtà è un ennesimo colpo di teatro, in quanto – come ormai compreso dai nostri lettori – la crisi del debito è stata solo un pretesto strategico per giungere a questa costruzione anti-democratica ed accentratrice. Peccato che nessun "TG ufficiale" vi illustrerà mai tali verità, e vi dirà queste cose.
Miglior interpretazione maschile – L'Oscar 2012 a Van Rompuy
Ma il teatro in queste ore, in Europa, continua alla grande. Per qualcuno si parla addirittura già di Oscar per la migliore interpretazione! Si comprende allora come lunedì scorso Van Rompuy abbia sollecitato i colleghi a “non perdere il senso dell’urgenza”, insomma a non perdere tempo , vista la (provvisoria) tregua dei mercati: i signorotti complici, pretenziosi, viziati e nervosi da non far andare su di giri. Ciò anche in vista del prossimo appuntamento del 18 Ottobre: il primo dei tre decisivi vertici autunnali in programma.
La Dannata fretta di Accentrare
Ma perché questa malcelata fretta se in realtà il progetto è ancora fumoso, da definire, ma soprattutto da approvare? Ci sono ancora molti punti chiave da stabilire come: 1) il numero degli stati che aderiranno; 2) quanto saranno condivisi realmente i rischi; 3) quanto sarà stabilizzante questa presunta coesione; 4) l’entità della differenza tra chi per pagare il proprio debito dovrà compiere ulteriori seri sacrifici e chi invece sarà più facilitato; 5) il ricorso o meno a qualche forma di eurobond: cioè a nuovi ingannevoli strumenti debitori. Pazzesco! Insomma è vero che i mercati non aspettano a lungo, soprattutto da quando questi sono stati equiparati (con una magia degna della miglior Fata Turchina d'annata) a tutti gli effetti al grado di uomini pensanti (paradosso clamoroso del nostro tempo), ma almeno un’idea chiara e precisa sarebbe utile. Utile al nostro Osservatorio per comprendere le tappe e le ulteriori modalità che daranno vita a questa sorta di "Nuovo Reich" filo statunitense. Una sorta di longa-manus degli Stati Uniti d'America e delle logge mondialiste più potenti ed occulte sui popoli e le nazioni del Vecchio (e glorioso) Continente. Un intero continente ridotto a povera ed arrendevole colonia grazie all'ennesimo golpe neoliberista.
Ma chi vuole questo Bilancio Unico?
Roberto Gualtieri, eurodeputato del Pd (che di questo carrozzone è oggi uno dei partiti garanti di prima fascia) che si occupa dei lavori del Consiglio sul futuro dell’Eurozona, nelle score ore ha espresso, tuttavia, i propri dubbi sull'idea del bilancio unico. “Come verrebbe finanziato il bilancio? Quale sarebbe il suo ammontare? Ha domandato il deputato europeo. Tutte questioni cruciali – queste – ancora non discusse. Ma probabilmente la vera questione cruciale è la seguente: se l'anti-europeismo e l'euroscetticismo si allargano a macchia d'olio (e il riacutizzarsi delle proteste di piazza e del caos nelle ultimissime ore in Spagna e Grecia ne sono l'esempio più calzante, sull'onda di una disoccupazione record e di inusuali soglie limite di povertà raggiunte) chi vuole il bilancio unico europeo? Perchè 500 milioni di europei dovrebbero sottostare a decisioni prese da una ristretta cerchia di euro-tecnocrati? Vale la pena continuare a pagare prezzi simili a suon di misure lacrime e sangue? Davvero "no", ci sembra!
Un'Europa Totalitaria speculare alla Germania
Intanto a Berlino, mentre la Germania nicchia (rappresentata dai banchieri e dal gota dell'industria pesante) si dice fiduciosa, le parole dell'ex-cancelliere "teutonico" Helmut Kohl – come visto – sembrano assumere il tono di un monito inquietante, di un oscuro avviso, di una minaccia: “O si europeizza la Germania – ha dichiarato lo statista – o si germanizza l'Europa".
Il fragile filo della pazienza
Lasciando stare il senso collettivo di appartenenza europea – che sembra trasudare solo dalle parole dei rappresentanti politici di questa Ue – e lasciando altresì stare la grande, enorme differenza di culture, lingue, mentalità, abitudini (tutti fattori determinanti e da non sottovalutare in un paventato e siffatto progetto di "omogeneizzazione generale") ciò che lascia maggiormente perplessi è il fatto che l'Europa non sono gli Usa. Le Nazioni europee non sono gli Stati Federali uniti d'America. I due non sono concetti accostabili e biunivocamente corrispondenti. Ma il fattore di maggior perplessità e sconcerto è soprattutto quello che impedisce ai tecnocrati di vedere come il filo della pazienza dei popoli vessati stia ormai per spezzarsi irrimediabilmente. A chi conviene, dunque, continuare a giocare col fuoco?
Mario Luongo, Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)
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