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Francia e Italia in Retromarcia: Peugeot-Citroen e Fiat nel Baratro
Lunedì, Luglio 16th/ 2012
– di Vincenzo Folino –
Crisi automobilistica / AlixPartners / Sovraccapacità / Psa Peugeot-Citroen / Renault / Fiat / Francoise Hollande / Francia / Rossignolo / De Tomaso / Varin / Marchionne / Tagli / Concumismo / Mali del capitalismo
Francia – Default delle 4 ruote: il Gruppo
Peugeot-Citroen annuncia 8mila tagli
Italia – Fiat: al via il "Toto-Chiusura"
Austerity Ue, Politiche iper-liberiste e Credit
crunch stanno dustruggendo aziende storiche.
Decine di migliaia di posti di lavoro in bilico
Parigi, Torino, Bruxelles – Tra i settori che hanno maggiormente risentito dell'attuale crisi economica, un posto centrale è occupato dall'industria dell'automobile. In questo caso la parola chiave, il nemico numero uno, è la "sovraccapacità". Bisogna fare i conti sia con un mercato ormai "forzatamente saturo" (e con il relativo crollo delle vendite indotto e provocato dai magheggi dell'Ue); sia con una forte tendenza del mercato, quella che premia i due opposti, di "lusso" da una parte, e di "low-cost" dall'altra (pensiamo per esempio al grande successo della romena Dacia), tutto il resto, tutto quello che si trova nel mezzo e che potremmo definire la "borghesia" delle quattro ruote, è semplicemente a rischio default. Allora, mentre nelle ultime ore Angela Merkel è tornata a rilanciare a tutto spiano la "saggezza" delle manovre di austerity propinate agli "schiavi europei", per capire il decrepito stato in cui versa il settore auto in Europa, basta gettare un veloce sguardo allo "studio sull'auto" della società di consulenza AlixPartners – diffuso nel fine settimana – il cui titolo è di per sé emblematico, "Europa in retromarcia".
Auto Europa – Bilanci in Deficit
Dallo studio emerge che, quattro fabbriche europee di auto su dieci lavorano sotto la soglia del pareggio; in termini assoluti la Francia è la nazione più colpita, ma un pò in tutti i paesi, si registra una diminuzione costante nella percentuale della capacità produttiva installata. Infatti la "sovraccapacità strutturale dell'Europa occidentale" si aggira intorno ad 1,5 milioni di macchine, una percentuale che l'export non è in grado di coprire. Così, mentre la crisi del 2008-2009 ha portato a una sana razionalizzazione del settore negli Stati Uniti, dove sono state chiuse o riconvertite ad altro utilizzo diciotto fabbriche di auto, in Europa, dal 2007 a oggi solo tre stabilimenti sono stati chiusi, altri otto sono stati aperti nell'Europa dell'Est.
Condivisione – La nuova parola d'ordine
Sempre gli analisti di AlixPartners sostengono che in Europa, per risparmiare e per abbassare i costi, la parola d'ordine dovrà essere "condivisione"; infatti sono destinati ad aumentare sia "i modelli che utilizzano la stessa piattaforma", sia le "intese tra gruppi" (per esempio condividendo tecnologie, sviluppo dei motori, cambi e altri componenti); per qualcuno, questa condivisione, potrebbe rilevarsi proprio l'ultima chance per uscire dal tunnel. Come anticipato, uno dei paesi in cui l'industria dell'auto sta vivendo mesi e giorni molto difficili è la Francia.
La crisi nera dell'auto francese
Oltre alla Renault di Carlos Ghosn, che sta attraversando un periodo tutt'altro che felice, i veri timori riguardano però il gruppo Psa Peugeot-Citroen, che nel primo semestre del 2012 ha perso 700 milioni di euro, oltre ad aver annunciato, lo scorso 12 luglio, il maxi piano di ristrutturazione comprendente la chiusura, entro il 2014, della storica fabbrica di Aulnay-saus Bois (ribattezzata la "mirafiori" di Francia), insieme ai suoi 3mila dipendenti. Nuovi tagli sono previsti anche a Rennes, per circa 1400 posti. In totale il gruppo francese prevede, entro il 2014, il taglio di 8mila posti di lavoro. Come afferma lo stesso presidente del gruppo Psa, Philippe Varin, "il nostro gruppo è stato messo alle strette dall'aggravarsi della crisi del mercato in Europa, dove vendiamo il 60% delle nostre auto" – ma ha anche aggiunto – "nessun impiegato sarà lasciato per strada". Sul versante istituzionale, dall'Eliseo arriva la notizia della messa a punto di un piano di sostegno per il settore, ed il presidente Hollande ha invitato tutti a fare "il possibile per limitare le conseguenze sociali". Le sue ultime parole sono del 14 luglio, e si riferiscono al piano presentato da Psa Peugeot-Citroen: "non è accettabile, non sarà accettato!". Per solidarietà con i lavoratori francesi non possiamo che sperare nella veridicità di queste parole, nella loro "reale realizzazione" in tempi medio-brevi. Tutto ciò non fa che alimentare la rabbia, l'inquietudine e l'insicurezza (uno dei grandi mali della nostra epoca), e purtroppo non sorprende affatto. Ormai è quasi "normale" che a pagare siano sempre i lavoratori onesti, quelli che si spaccano la schiena, quelli che, in fondo, non chiedono altro se non di poter continuare a spaccarsela.
La mercificazione dell'operaio
Vabbè, questo è il capitalismo, ma dobbiamo considerare anche il suo cugino più prossimo, quel consumismo che porta con sé la "mercificazione", non solo degli oggetti fisici, ma di noi stessi, di noi esseri umani, ed in questo caso specifico di migliaia di dipendenti di uno o più stabilimenti, trattati come semplice "merce" (merce che è possibile spostare da uno "scaffale" all'altro, e se proprio è necessario, la si può anche buttare nella "spazzatura"…c'è la crisi!).
Disfatta Italia – Toto-Chiusura FIAT
Ma questa sovraccapacità non è una prerogativa francese, gli stessi problemi riguardano da vicino anche la "macchina" Italia, una macchina che possiamo dire inceppata, ed oltretutto con una Fiat, il suo fiore all'occhiello (non certamente per quanto riguarda l'innovazione), messa sotto stretta osservazione. Il quadro generale del nostro settore automobilistico è amaramente riassunto da un termine che si legge in "l'Espresso", questo è "Toto-chiusura": dopo Termini Imerese, ci si chiede, quale impianto potrebbe essere sacrificato? Melfi? Cassino? Pomigliano? Mirafiori? Del resto, come ha detto "il saggio" Marchionne, se il mercato non si riprende, le potenzialità produttive della Fiat in Italia sono eccessive. Ma in questi ultimi giorni, a far rumore nel nostro paese è stato soprattutto l'arresto, il 12 luglio, di Gian Mario Rossignolo, patron della De Tomaso, che all'età di 82 anni è stato posto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta per truffa aggravata finalizzata a conseguire fondi pubblici, condotta dalla Procura di Torino. L'accusa è di truffa ai danni del Ministero del Lavoro, una truffa da 7,5 milioni sui contributi pubblici, effettuata, secondo i gip, attraverso l’utilizzo di una polizza fideiussoria fasulla. Insieme a Rossignolo sono state arrestate anche altre due persone: si tratta di Claudio Degrate, socio e dirigente della De Tomaso e Christian Limonta, consulente finanziario.
Disintegrazione Indotta dei Consumi:
ora la chiamano "Sovraccapacità"
Nel frattempo a Bruxelles vigilano e giudicano. Come sostiene il commissario all'Industria e vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, c'è bisogno di un piano d'azione per far fronte ai problemi di sovraccapacità in Italia e in Francia, ma la Commissione può soltanto "accompagnare la ristrutturazione, non può imporla" (cosa che avrebbe tanto voluto Marchionne: il "liberista schizzofrenico" amante dell'assistenzialismo statale) e continua, "bisogna fare di tutto per evitare la chiusura delle fabbriche". Tajani, facciamo in modo che non rimangano parole. Insomma, l'industria dell'auto comincia a mietere le sue vittime che, come abbiamo visto, sono residenti per la gran parte nella nostra "progredita" Europa occidentale. Ma anche al suo interno, pensiamo per esempio alla Germania, alle sue marche cosiddette "premium" (Audi, Bmw, Mercedes e Volkswagen), c'è chi continua a conseguire buoni, se non ottimi risultati. Se poi consideriamo colossi come la General Motors, (che continua a pedalare nonostante le dimissioni del suo delegato europeo nonché capo di Opel, Karl-Peter Stracke), oppure il Hyundai Motor Group (il gruppo coreano guidato da Mong-Koo Chung), o ancora la giapponese Toyota, ci accorgiamo che il mercato dell'automobile, per questi grandi colossi, è ancora estremamente redditizio.
La giusta via
E' necessario prendere consapevolezza di questi dati, provare a capire il perché del fatto che siamo sempre tra gli ultimi della "fila", cronicamente ritardatari; bisogna trovare la giusta via per reagire con determinazione, tenendo ben presente, e senza troppi fronzoli, che questa via non dovrebbe comprendere il licenziamento di migliaia di lavoratori e dipendenti e che questa via è quella opposta tracciata da Mario Monti, dal sistema bancario (affetto dal morbo del credit crunch) e dall'Unione europea dell'Austerity.
Vincenzo Folino (Copyright © 2012 Qui Europa)
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