Sigmund Freud: un ciarlatano smascherato / 1

Sabato, 30 giugno / 2018

– di Godeleine Lafargue

 Redazione Quieuropa,  Sigmund Freud,  Ciarlatano smascherato, Psicologia, Centro San Giorgio 

Sigmund Freud: un ciarlatano smascherato / 1

Tratto da "Freud, un charlatan démasqué" di G. Lafargue

(prima parte di due)

 

di Godeleine Lafargue (1)

(1) Traduzione dall'originale francese Freud, un charlatan démasqué («Freud, un ciarlatano smascherato»), a cura di Paolo Baroni. Articolo estratto dalla rivista Action Familiale et Scolaire (nº 189, pagg. 32-44). Apparso sulla rivista dell'Association Catholique des Infirmières, Médecins et Professionnels de santé Les Cahiers St Raphaël (nº 71, giugno 2003), con il titolo «Psychanalyse, l'idole vacillante» («Psicanalisi, l'idolo vacillante»). L'Autrice dell'articolo è laureata in Filosofia.

CIARLATANO SMASCHERATO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Premessa – Mensonges freudiens                           

Roma – di Godeleine Lafargue –  «La liturgia, l'ideologia, le manipolazioni e i comportamenti dei membri della sètta freudiana sono rimasti nell'ombra a causa della scarsità di informazioni sull'argomento che perdura ormai da oltre ottant'anni. Nel leggere ciò che appare negli scambi epistolari, si è colti da sgomento e, come scriveva Ernest Gellner,

                        "si è in diritto di chiedersi se si sta studiando

la storia di un'associazione scientifica o quella di un'organizzazione criminale".

Si trattava, come disse lo psicanalista francese François Roustang, "in senso proprio, di una banda di delinquenti, o di una gang di assassini", o ancora, "di un'orda selvaggia", secondo le parole di Freud, il cui scopo è stato l'eliminazione della concorrenza del suo pensiero unico» (2) .

    Disinformazione e totalitarismo del pensiero sono le due parole-chiave

                 che definiscono la storia della psicanalisi freudiana,

                             e ciò con un disegno ben preciso:

              nascondere una delle più grandi frodi del XX secolo.

Sigmund Freud il maestro (massone ebreo cabalista – Ndr), Freud il più grande ricercatore, Freud terapeuta straordinario: ecco ciò che sentiamo dire. Tuttavia, questi elogi sono ben lontani dalla realtà. Jacques Bénesteau, nel suo stupefacente libro Mensonges freudiens (3), ci consegna le testimonianze fino ad allora nascoste e ben custodite dai cerberi della psicanalisi. Egli ci fornisce la vera immagine del fondatore di una scienza che non ha ancora finito di causare delle devastazioni. Fortunatamente, il velo comincia a sollevarsi e forse siamo sulla strada che libererà la psicologia da un simile flagello.

(2) Cfr. J. Bénesteau, Mensonges freudiens («Bugie freudiane»), Mardaga, 2002. (3) Per avere un'idea del dominio totalitario esercitato sugli spiriti dalla propaganda degli psicanalisti che impongono il loro «politicamente corretto», si pensi che l'Autore, in occasione di un'intervista mandata in onda da Radio Courtoisie con Serge de Becketch il 30 maggio 2003, ha affermato che nessun editore francese volle pubblicare il suo manoscritto. Così, egli fu costretto a farsi stampare il libro in Belgio

  Medico suo malgrado                                       

«Medico suo malgrado» (4)«Insuccesso» è la parola che caratterizzò la carriera medica di Freud. Le sue ricerche sul problema dei testicoli dell'anguilla iniziarono nel 1877. Dopo avere sezionato più di quattrocento esemplari di questo animale, egli non trovò nulla. Poi, nel 1878, nel laboratorio di anatomia sperimentale di Salomon Stricker (1834-1898), egli lavorò ostinatamente per sei mesi su certe ghiandole, senza ottenere alcun risultato. Stricker riprese il suo lavoro e vi riuscì subito. Nel 1879, Freud mise a punto un preparato chimico che permetteva di isolare i tessuti nervosi al microscopio. La sua scoperta non ebbe alcun successo all'esterno del laboratorio. Freud riuscì ugualmente ad ottenere la sua laurea in medicina nel 1881, dopo tredici anni di studi; egli era in ritardo di tre anni sulla sua generazione. La sua carriera era in panne: lavori biologici e zoologici con Carl Friedrich Wilhelm Claus (1835-1899), assistente nel laboratorio di istologia di Ernst Wilhelm Ritter von Brücke (1819-1892), due semestri in chimica da Ludwig, tre mesi in chirurgia da Christian Albert Theodor Billroth (1829-1894), sei mesi in medicina interna, alcuni mesi da Theodor Hermann Meynert (1833-1892) al servizio delle malattie nervose, poi al laboratorio di anatomia cerebrale, tre mesi in dermatologia, quattordici in neurologia, cinque in oftalmologia, tre settimane in pediatria. Freud provò tutto, ma non riuscì a trovare la sua vocazione.

                    Cercava la gloria. Non la trovò da nessuna parte.

Nel 1882, la teoria dei neuroni gli sfuggì; ma l'insuccesso più cocente fu probabilmente quello della scoperta di Karl Koller (1857-1944) dell'anestesia locale con la soluzione muriatica di cocaina. Freud lavorò insieme a Koller nel laboratorio di Stricker. Egli sfiorò soltanto la gloria a causa della sua assenza durante l'estate, troppo occupato con Martha Bernays (1861-1951). Freud non riusciva a digerire il suo insuccesso.

(4) Così Siegfried Bernfeld; cit. J. Bénesteau, op. cit., pag. 179.

 Freud e la cocaina                                                   

Tentò allora di fare altre scoperte sulle proprietà della cocaina di cui era un grande consumatore. Da novembre a dicembre del 1884, egli intraprese una serie di esperimenti per valutare gli effetti dell'alcaloide sulla forza muscolare servendosi del dinamometro di Exner. Il suo rapporto venne pubblicato il 31 gennaio 1885. Non furono mai rinvenute informazioni sul rapporto tra le dosi di cocaina ingerita (egli stesso fu il soggetto del suo esperimento) e le variazioni della forza. «Si trattò di un lavoro da dilettanti, raffazzonato dalla necessità di riscattarsi e di ricuperare il tempo perduto»(5). Contrariato da questo secondo insuccesso, Freud tentò di compensare i suoi insuccessi e le sue delusioni affermando di avere già richiamato, molto prima di Koller, l'attenzione sulle proprietà anestetiche della cocaina a livello locale. In una lettera del 1934 al Professor Meller, egli dichiarò di avergli trasmesso la sua idea. Tuttavia, Freud non aveva ancora finito con la cocaina. Egli tentò, dopo i suoi esperimenti sulla cocaina e sulla forza muscolare, di guarire, con questa «pozione magica» Ernst von Fleischl-Marxow (1846-1891), divenuto morfinomane a causa di una neuropatia al moncone di un pollice mutilato. All'epoca, solo la morfina poteva placare i dolori causati dalle neuriti (proliferazioni nervose terribilmente dolorose). Freud pretese di averlo guarito in alcuni giorni dalla sua dipendenza da morfina (un derivato dell'oppio) grazie ad iniezioni di cocaina.

Così, oltre agli oppiacei, egli rese questo paziente dipendente anche alla cocaina.

Gli importava poco; la cocaina era formidabile e la raccomandava a tutti per le sue virtù euforizzanti ed analgesiche, particolarmente per il mal di stomaco. Il 18 giugno 1884, Freud scrisse il suo celebre articolo «Über coca», redatto frettolosamente, zeppo di errori di ortografia, confuso, sbagliando la formula chimica della cocaina, e mescolando le date e i nomi.

(5) Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 145.

 Uno strano successo internazionale                    

                         Tuttavia, la sua reputazione divenne internazionale;

        i due continenti fecero l'elogio del suo metodo di cura dei morfinomani

                                                mediante la cocaina.

Freud istituì allora la sapiente società del Procedimento-Freud, destinato a curare

           la tossicodipendenza dall'oppio e dai suoi derivati come la morfina.

Durante questo periodo, Fleischl era in uno stato penoso, al limite del suicidio, lottando al tempo stesso contro il dolore, contro la morfina e contro la cocaina. Freud lo sapeva perfettamente, visto che lo visitava regolarmente. Egli scrisse a Martha: «Con Fleischl, le cose vanno così male che non mi posso rallegrare di nessuno successo»(6). Dopo aver patito orribili sofferenze per numerosi anni, Fleischl morì nel 1891, e il suo ritratto finì per ornare la parete dello studio di Freud fino alla fine della sua vita.

(6) Lettera di Freud a Martha, del 12 maggio 1884; lettera evidentemente proibita, citata da Jacques Bénesteaux. Da notare che quest'ultimo ricevette nel 2002 per il suo libro Mensonges freudiane, ed all'unanimità, il 1º Premio della Société Française d'Histoire de la Médecine.

 La sindrome genitale-nasale (il caso Eckstein)  

Dopo queste ricerche sulla cocaina, Freud finì per aprire uno studio nel 1886 e si presentò all'Accademia delle Scienze per dimostrare l'originalità e l'innovazione delle tesi di Jean-Martin Charcot (1825-1893) sull'isteria maschile e sulla nevrosi traumatica. L'uditorio di periti ne sapeva più di lui sull'argomento, ed egli non dimostrò nulla di nuovo giacché l'esistenza dell'isteria maschile veniva già insegnata da vent'anni. Freud sviluppò alcune idee dimostrate false in passato, come la repressione sessuale all'origine dell'isteria. Naturalmente, il testo dell'esposizione è scomparso, ma grazie ai controlli incrociati di diversi documenti storici, possiamo ritrovare l'insieme della conferenza. Il problema è, disse Freud a Fliess, che «in realtà non sono né un uomo di scienza, né un osservatore, né uno sperimentatore, né un pensatore. Non sono per temperamento nient'altro che un conquistador – un avventuriero, se preferisci – con tutta la curiosità, l'audacia e le tenacia caratteristiche di un uomo di questa tempra». (7).

                     A dire il vero, Freud non conosceva nulla di psichiatria,

                  a parte il suo stage di cinque mesi da Meynert nel 1883;

                                       non aveva alcuna esperienza:

«Non faceva lo psichiatra secondo gli standard dell'epoca, e non era considerato come tale da i suoi colleghi; ma aspirava sempre a battersi con gli psichiatri ufficiali, soprattutto con i migliori» (8). Notiamo infine, per chiudere la serie dei suoi insuccessi e delle sue manipolazioni (e l'elenco potrebbe essere assai più lungo) il caso della povera Emma. Bisogna sapere che tutte le lettere che riguardano questa paziente sono state occultate o consegnate agli archivi della Library of Congress di Washington.

           Nel 1893, Freud aderì alla teoria di Wilhelm Fliess (1858-1928)

                                             sulla nevrosi nasale.

Questo otorinolaringoiatra stabilì un collegamento tra i tessuti erettili delle fosse nasali e le mucose genitali, supposti embriologicamente equivalenti. Con questo collegamento, egli pensava di avere dimostrato, in centotrenta casi, il rapporto tra il naso e le manifestazioni di nevrosi: «La nevrosi riflessa – spiega Jacques Bénesteau – provoca delle tensioni muscolari, cefalee, sensazioni di capogiro, intolleranza all'alcol, incubi, problemi di stomaco, sessuali, respiratori o del ritmo cardiaco. La fonte di questi mali è o nel naso o nei genitali. La masturbazione è particolarmente temibile» (9). In quel periodo, Freud trattava una paziente, Emma Eckstein (1865-1924), affetta da crisi isteriche da «conversione», da dolori gastrici e da dismenorrea con emorragie genitali fin dall'adolescenza. La paziente pensava che si trattasse di disturbi legati a fattori organici, ma Freud negò di ammetterlo e non richiese alcun esame medico perché la causa per lui era fuori discussione: una masturbazione mal repressa e conflittuale. Freud era convinto che si trattasse di una nevrosi nasale e fece visitare la sua paziente a Fliess. Essi decisero allora di operarla. Fu la prima operazione di questo tipo: una trapanazione di un osso delle fosse nasali per guarire la sua nevrosi. Si trattava dell'ablazione del cornetto nasale mediano sinistro. Passò un mese e la malata non si era ancora rimessa: ella soffriva di edema facciale, di emorragie nasali, di secrezioni purulente divenute fetide, di dolori e di un stato infettivo.

(7) Lettera di Freud a Fliess, del 1º febbraio 1900; lettera eliminata non trovandosi nell'edizione delle corrispondenze tra i due uomini; cit. J. Bénesteau, op. cit., pag. 173. (8)  Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 180. (9) Ibid., pag. 122.

CIARLATANO SMASCHERATO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Triste fine di Emma e genesi della psicoanalisi  

L'8 marzo 1895, Freud decise di farla auscultare da un otorinolaringoiatra che, dopo ispezione della fossa nasale, rimosse una garza di almeno mezzo metro dimenticata dal Professor Fliess. Alla poveretta venne un'emorragia folgorante. Emma venne ricoverata e si rimise solo dopo alcuni mesi, ma furono necessarie diverse operazioni per riparare i danni e metterla fuori pericolo.

                         Onde scusarsi per questo errore medico,

   Freud affermò che questi sanguinamenti erano di natura isterica

          ed erano legati al desiderio sessuale inconscio di Emma.

Quest'ultima si lasciò convincere. In seguito, Emma divenne la prima donna analista, il che la dice lunga sul potere di persuasione del suo maestro. Forse Emma si riebbe dalle conseguenze dell'intervento chirurgico, ma non guarì assolutamente dai suoi dolori addominali e dalle emorragie genitali. Esasperata, ella finì per consultare un medico che le diagnosticò un enorme ascesso addominale. Sembrava guarita, ma era ancora soggetta ad emorragie genitali. Le venne allora asportato l'utero. Diagnosi: fibroma, ossia un tumore benigno del tessuto muscolare uterino, probabilmente responsabile delle emorragie cicliche avute fin dall'adolescenza.

     Emma Eckstein, isolata, inattiva e allettata cronica fin dal 1905,

sfigurata dalla trapanazione del 1895, morì di ictus cerebrale nel 1924.

                   In seno a queste delusioni, a queste frodi,

  a questi errori e a questa inesperienza cronica nacque la psicanalisi…

 Una fiaba scientifica                                                     

 «Una fiaba scientifica» (10)Nella primavera del 1896, Freud aveva appena inventato la psicanalisi: «Il nuovo metodo rivoluzionario è simultaneamente un trattamento e un mezzo di conoscenza delle cause e delle origini inconsce delle psiconevrosi»(11). Dieci anni dopo la sua cantonata all'Accademia delle Scienze, Freud si presentò dinanzi alle autorità della Società di Psichiatria e di Neurologia di Vienna. Egli espose la sua famosa teoria chiamata dalla tradizione

                                      «Teoria della seduzione»,

   secondo cui l'isteria troverebbe la sua causa in un trauma sessuale

                                    subito nella prima infanzia.

Per la prima volta, Freud illustrò la psicanalisi applicata ad una psiconevrosi precisa: l'isteria. Questa teoria si ispirava al metodo di Joseph Breuer (1842-1925)(12), che non ebbe mai un solo successo terapeutico accertato. In diciotto casi di isteria su venti, secondo un'analisi scrupolosa con un minimo di cento ore di analisi per ciascuno, questa sfocerebbe invariabilmente in scene di abusi repressi. Freud affermò di essere giunto ad una guarigione radicale mediante una psicanalisi completa. L'uditorio restò scettico. Gli psichiatri riconobbero una parte di sessualità nei casi di isteria, ma non concessero l'esclusività a questa spiegazione. Tuttavia, i sedicenti casi studiati non furono assolutamente sviluppati nella sua conferenza.

         Freud promise allora una spiegazione clinica della sua teoria

                       con un'analisi completa e dettagliata.

               Ma non lo fece mai, e con cognizione di causa,

    poiché più tardi ammise di avere inventato quei casi clinici (13)

Dalle lettere a Fliess, apprendiamo che i casi di nevrosi erano diventati rari durante le sue visite. Nell'autunno del 1895, alcuni mesi prima della sua conferenza, egli si lamentò di non avere in cura che due nevrotici che non progredivano assolutamente. Come poteva vantarsi di diciotto casi, con più di cento ore di analisi per ciascuno in quattro mesi e mezzo? Sarebbe stato necessario vedere i suoi pazienti sei giorni alla settimana per dodici ore al giorno. Ora, Freud non lavorava nei giorni festivi e in quel periodo seguiva altri malati. Tutto ciò è indubbiamente inverosimile.

E il colmo è l'abbandono da parte di Freud stesso della «Teoria della seduzione»,

                                         in privato naturalmente.

      Lo annunciò martedì 21 settembre in una lettera al suo amico Fliess.

                                             Tra le altre ragioni,

     egli ammise le ricadute frequenti e l'assenza di successo terapeutico:

«Nel 1896, la "Teoria della seduzione" poggiava sull'analisi completa di diciotto pazienti. Diciassette mesi più tardi, egli confessò che non una sola analisi era andata a buon fine, e non rivendicò più alcun successo sugli isterici» (14) (fine della prima parte / continua nella seconda e ultima parte).

(10) Così Krafft-Ebing, psichiatra che fece parte della Società di Psichiatria e di Neurologia di Vienna, in occasione della presentazione della «teoria della seduzione», nell'aprile 1896; cit. in J. Bénesteau, op. cit., pag. 254. (11) Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 254. (12 )Breuer aveva trattato con Freud il famoso caso di Anna O. (Bertha Pappenheim). Egli aveva applicato il metodo detto «catartico» che consiste nel verbalizzare la sofferenza psicologica, esprimerla, prendere coscienza della sua origine e assumerla. Poi venne trattata da Freud. Quest'ultimo, senza vergogna, si servì di questo caso per confermare il suo metodo. Ora la verità costringe a dire che Anna O. non fu mai guarito né da Breuer, né da Freud. Tuttavia, quest'unico caso clinico sarà «la prima menzogna storica» della psicanalisi, secondo le parole di Roudinesco. Infatti, Freud e Breuer mentirono nella loro opera Studi sull'isteria. Peggio ancora: fu a partire da questo caso che nacque il mito freudiano e il suo metodo terapeutico. (13) Cfr. J. Bénesteau, op. cit., pag. 255. (14) Ibid., pag. 257.

Godeleine Lafargue

Traduzioni a cura di Paolo Baroni Centro San Giorgio

dall'originale francese "Freud, un charlatan démasqué"

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