– di Massimo Palombo, Sibialiria e Redazione Qui Europa
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Siria – Cronaca della Settimana in attesa di Ginevra
Le Reazioni dei Russi e gli equilibri internazionali,
aspettando Ginevra
di Massimo Palombo e Redazione Qui Europa
In attesa di Ginevra
Washington, Damasco – La svolta degli Stati Uniti nella vicenda siriana è stata anticipata lo scorso lunedì 10 giugno dall'agenzia di stampa statunitense AP e confermata successivamente da fonti vicine alla Casa Bianca. Il rinvio di una missione di Kerry in Medio Oriente, prevista nei giorni scorsi, dimostra che anche nei giorni successivi (post G8) saranno discusse scelte importanti di politica internazionale, in attesa della Conferenza di Ginevra. Molti quotidiani Usa e non solo, già da martedì hanno scritto che quasi certamente Obama avrebbe fornito in modo ufficiale armi e soldi all'opposizione armata al governo siriano. (…) Lo scorso Giovedì 13 Giugno è giunto l'annuncio ufficiale del cambio di comportamento in Siria. Il vice consigliere alla sicurezza Rodhes ha dichiarato (clamorosamente) che ci sono le prove dell'uso di armi chimiche da parte dell'esercito siriano, i gas letali avrebbero causato più di cento vittime e quindi la linea rossa – a suo dire – sarebe stata superata. Alla luce di ciò, da giorni si parla con insistenza di una no fly zone limitata, ma c'e' molta reticenza sui dettagli e non ci sono conferme ufficiali. Una no fly zone è indubbiamente un passo che può innescare un conflitto armato devastante ed è molto debole dal punto di vista del diritto internazionale, infatti non avrebbe mai l’avvallo delle Nazioni Unite e neppure dell’ Unione europea.
L'esercitazione e la No Fly Zone
Fatto sta che negli ultimi giorni viene indicato il territorio siriano al confine con la Giordania come la zona interessata ad una eventuale no-fly zone. Gli USA la imporrebbero facendo base nel paese di Amman dove dal 10 a domani 20 giugno è in corso una esercitazione con 4.500 militari statunitensi e centinaia di militari giordani, di altri paesi arabi e di paesi Nato, compresa l'Italia. Dopo l’esercitazione rimarranno in Giordania caccia F-16 e missili Patriot insieme ai militari USA necessari alla loro gestione, sicuramente alcune centinaia. In precedenza una possibile no fly zone veniva ipotizzata nella provincia di Aleppo, questa eventualità ora è scomparsa dalle cronache sulla guerra siriana probabilmente perché sarebbe stata gestita dagli Stati Uniti utilizzando come base la Turchia, ma in questo momento il coinvolgimento di Ankara non è utile alla propaganda occidentale.
Le reazioni dei Russi
Scontate le reazioni siriane e della Russia che denunciano la falsità delle affermazioni statunitensi sull’utilizzo di armi chimiche e ricordano il precedente dell'invasione all' Iraq del 2003 giustificato con la presenza e l'uso di armi chimiche da parte di Saddam Hussein. Molto più prudenti le reazioni della commissaria Ue agli esteri Ashton e di Emma Bonino, che sabato 15 giugno era in visita a Mosca. Entrambe hanno preso atto della denuncia USA che guardacaso non hanno messo assolutamente in dubbio, sostenendo come l'ONU debba indagare su questi episodi entrando in territorio siriano. Una dichiarazione quindi che affida a un soggetto indipendente il giudizio sull'accaduto pur non contestando esplicitamente le dichiarazioni statunitensi.
Il Blocco anti-guerra all'interno dell'Europa
Va comunque ricordato come all’interno dell’Unione europea ci sia un gruppo di paesi molto critico rispetto ad una eventuale ingerenza armata occidentale in Siria. Ne fanno parte Austria, Irlanda, Repubblica Ceca, i paesi baltici, Svezia e Norvegia. Paesi convinti che le decisioni dell’ UE debbano essere prese all’unanimità. Di conseguenza una eventuale no fly zone imposta da USA, anche con Gran Bretagna e Francia, quasi sicuramente non avrebbe il consenso ufficiale dell’ Ue. Tutti i paesi europei hanno firmato inoltre un intesa dove, nonostante non ci sia stato accordo su un nuovo embargo alle armi in Siria, si impegnano a non fornire armi almeno fino al primo di agosto per non danneggiare ulteriormente i tentativi di negoziato alla Conferenza di Ginevra.
Verso Ginevra, dopo il G8 – Le novità in Iran e Turchia
Passato il G8 di Belfast, che ha visto la ferma opposizione di Putin contro le ingerenze Usa, il prossimo appuntamento sarà per il 25 giugno tra Onu, Russia e USA a Ginevra. (…) Intanto da Teheran è arrivata davvero una novità che cambierà qualcosa nella Conferenza di Ginevra: l’elezione, addirittura al primo turno, del moderato Rohani, religioso sciita, che ha avuto il voto anche di tutta l’area “riformista” e più laica. Questo cambia qualcosa sicuramente nelle aspettative e nell’approccio, anche strumentale, dell’Occidente verso l’Iran. Ogni giudizio, è però prematuro. D'altra parte anche la vicenda turca ha influito moltissimo sulla guerra siriana. Ho già scritto della sparizione dalle cronache delle eventualità di una no fly zone nella provincia di Aleppo. Nel paese di Ankara ci sono stati alcuni manifestanti uccisi e arresti anche tra gli avvocati ed è poco convincente per l’opinione pubblica italiana la versione della Bonino che ha paragonato le proteste turche a quelle occidentali. Rimane – invece – molto preoccupante la situazione in Libano dove la guerra siriana rischia di far saltare l’equilibrio raggiunto tra le varie comunità che vivono nel paese dei cedri. Molto incerto anche il momento attuale in Libia dove c'è il rischio di un intervento militare statunitense, e influisce sulle tensioni in Medio Oriente anche la guerra del Mali dove la Francia ha impegnato uomini e risorse finanziarie che probabilmente impediscono una eventuale presenza di Parigi in operazioni militari in Siria.