Martedì, Aprile 22nd/ 2014
– di Rocco Carbone e Sergio Basile –
Mercoledì, Maggio 16th / 2012
– di Silvia Laporta –
Italia / Crisi Ue / Crisi agricola / Caduta della domanda agricola / Mezzogiorno / Sicilia / Siracusa / Terra aretusa / Archimede / Proteste / Movimento dei Forconi / Confagricoltura / Ribasso dei consumi agricoli / Massimo Franco / Origini del Movimento dei Forconi / Politiche neoliberiste / Invasione di prodotti extraeuropei / Finanza e speculazione / South Italy
South Italy – Siracusa: Movimento
dei Forconi sul piede di guerra
Domanda di prodotti agricoli in caduta libera
La preoccupazione di Confagricoltura e i legami sottili
tra "primario", "secondario", debito pubblico e finanza
Siracusa – In brusco calo in tutta la penisola – come prevedibile – il consumo di prodotti ortofrutticoli. E’ la sede provinciale di Confagricoltura a fornire, nelle scorse ore, i dati precisi della grave contrazione, che ha fatto segnare un ribasso del consumo del 35%. A determinare una simile caduta della domanda una crisi di mercato generalizzata – quanto, come noto, pilotata e voluta – che giorno dopo giorno sta conducendo le famiglie a ridurre persino le spese alimentari di prima necessità. Un periodo difficile per l'Italia ed in particolare per il Mezzogiorno, come traspare dall'analisi della provincia siciliana. Analizziamo quest'oggi, nello specifico, i dati dell’agricoltura aretusea, che ora cerca di portare avanti la produzione e la raccolta di tradizionali prodotti spontanei della terra, legati alla sua millenaria cultura agricola. Quivi, infatti, si procede ormai tra mille difficoltà con la raccolta delle patate e con la produzione del ciliegino, due primizie eccellenti della gloriosa terra siracusana, patria di Archimede, che dovranno però andare incontro alla sfida della tenuta del prezzo sul mercato, che tende ovviamente al ribasso. Si aggiunge a questa situazione, la possibile minaccia di scioperi e sommosse da parte del movimento dei Forconi, prevista per fine mese: movimento cui sacrosante verità, per la verità, sono state quasi del tutto ignorate dalla carta-stampata e dalle Tg nazionali. "Spero che valga il buon senso e si eviti un’ulteriore strumentalizzazione della crisi del settore agricolo per portare avanti blocchi e manifestazioni che avrebbero come unico risvolto un peggioramento della già drammatica situazione. Altri colpi di testa farebbero esplodere delle tensioni già in atto, creando un clima escandescenze da scongiurare ad ogni costo".
Spuntare il debito, imbrigliando la speculazione e la finanza
Queste le parole del presidente provinciale di Confagricoltura Massimo Franco, che noi di "Qui Europa" giudichiamo, tuttavia, piuttosto leggere e tendenti – in parte – a delegittimare le ragioni di agricoltori allo stremo delle loro potenzialità imprenditoriali, economiche, umane e sociali. Franco, nelle scorse ore, si è poi detto preoccupato per la gravità della situazione, invitando i sindaci e i presidenti dei Consigli Comunali a moderare l'entità della richiesta delle aliquote dell’Imu su fabbricati e terreni agricoli. Ciò dichiarando che "I sindaci e i consiglieri comunali, devono capire che dipenderà anche da loro se una situazione già difficilissima può diventare drammatica a causa degli aumenti in arrivo con l’Imu. Piuttosto preferisco spostare il dibattito dal versante delle tasse e delle imposte a quello della riduzione e qualificazione della spesa pubblica". Ma forse, egregio signor Franco – anzichè puntare il dito sul deficit spending e sulla spending review: che alla fine si tradurrebbe in un grave, ulteriore, ridimensionamento dei servizi pubblici, ritorcendosi ancora una volta a svantaggio degli stessi cittadini – meglio sarebbe promuovee una raccolta di firme per chiedere una rivisitazione degli accordi di libero scambio con i Paesi del Mediterraneo Meridionale, all'Europarlamento; la fine della stretta creditizia delle banche e soprattutto l'immediata delegittimazione dei giudizi delle agenzie di rating sugli stati sovrani: tra le cause prime della speculazione e dell'ingenerarsi di altissimi livelli di spread e di debito. Nonché il divieto di immettere sul mercato derivati e operazioni finanziarie off-shore fuori controllo. Tagiando le unghie alla finanza ed alla speculazione, ed allentando contestualmente la pressione fiscale, anche le aziende agricole potrebbero nuovamente respirare, e le famiglie ricominciare a consumare. Il problema, infatti, non può essere contesualizzato alla sola sfera locale, nel settore agricolo e della spending review regionale, ma evidentemente – come traspare ormai con chiarezza – parte da ben più lontano.
Le origini e le ragioni del Movimento dei Forconi
E’ bene informarsi più dettagliatamente. Il movimento dei Forconi, che è stato protagonista di molti fatti di cronaca negli ultimi giorni, ha delle origini più remote, che non tutti conoscono. La crisi del mercato agricolo siciliano, infatti, va avanti già da un paio di anni. Le piccole aziende, hanno cominciato ad accusare i primi problemi, a causa dell’importazione incontrollata di prodotti extraeuropei. Per esempio l’importazione di grano in Sicilia , superando il fabbisogno della regione, è stata tra le prime cause di caduta dei prezzi agricoli. Nei primi due anni e mezzo, il movimento ha effettuato proteste pacifiche, che non hanno però garantito alcuna visibilità, né tantomeno sono state utili per il raggiungimento di un qualsivoglia risultato. La protesta che è esplosa in questi giorni, non nasce dal nulla, ma da un disagio radicato, che è esploso quando l'aumento della benzina ha portato l'esasperazione a livelli incontenibili. Molte famiglie, sono esasperate da anni e anni di “mala-amministrazione” che le hanno portate a vivere in condizioni di estrema povertà. La rabbia, l’esasperazione estrema, la voglia di far sentire la propria voce: sono queste le motivazioni che hanno spinto queste umili ed oneste famiglie a passare a interventi disperati che potessero attirare l’attenzione sulla propria condizione, da parte dei media e della politica: finora tutti "appassionatamente" in letargo. Allora è giusto gridare: e "Qui Europa" lo fa con forza, accodandosi volentieri al coro della democrazia, e della stessa protesta. Inoltre, è altresì giusto condannare la violenza fisica, ma non si può condannare la disperazione della gente e, soprattutto, non si può fermare la voglia di cambiare le cose!
Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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