Sabato, 26 maggio/ 2018
– Articolo estratto da Chiesa viva n° 125 / Premessa a cura di Sergio Basile –
Redazione Quieuropa, San [...]
Mercoledì, Aprile 24th/2013
– Speciale Siria, di Pierangela Zanzottera e Sergio Basile –
Siria, Damasco, cristianesimo, ebrei, musulmani, America, Israele, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, cristiano, Vescovi rapiti, Ansa, Zenit.org, Lakhdar Brahimi, Aleppo, Moschea di Al-Hassan, Sibialiria, Brigate Farouk, Pierangela Zanzottera, Bande estremiste di Homs, Al-Zahra, Al-Arman, Mulham Masoud, Lattakia, L'Europa sta a guardare, Crudeltà che supera ogni immaginazione, Testa dell'Iman appesa al minareto, Testa del pilota appesa ad una griglia da campeggio, Biabolica Furia omicida anche sui Bambini, Il Video del terribile massacro di Al-Borj, Padre e Figlio di 10 Anni maccasrati e decapitati, L'Europa del Premio Nobel per la Pace sta a guardare, L'Europa sostiene le bande armate, Gregorio III, Patriarca di Antochia
Siria – Crimini Scomodi al di là della Follia.
Gregorio III incontra Papa Francesco
l'Europa del "Premio Nobel" che fa?
Gregorio III: far la Pace in Siria vuol dire far la Pace
in tutto il Medioriente
Liberati nelle ultime ore i vescovi ortodossi rapiti, ma
la furia omicida delle bande di criminali spalleggiate
dall'Occidente e dalle Petrolmonanrchie supera ogni
immaginanzione e limite
Il nostro impegno? Pregare, combattere la disinformazione e
diffondere a tutti sul Web. Parlarne con vescovi e sacerdoti,
svegliare l'opinione pubblica senza stare a guardare
di Pierangela Zanzottera e Sergio Basile
Siria – Roma: Gregorio III incontra Papa Francesco
Roma, Damasco, Aleppo, Homs. Siria – Nei giorni scorsi, in data 18 Aprile come noto si è tenuto l'atteso incontro tra il patriarca di Antiochia, Sua Beatitidune Gregorio III Laham e Papa Francesco, sulla delicatissima situazione Siriana: un eccidio che sembra non conoscere sosta, ai danni dei Cristiani (finora oltre 85/90.000 i morti ammazzati) ed i musulmani moderati. Al centro del colloquio, il fatto che – come dichiarato dallo stesso patriarca a radio vaticana, lo scorso 18 Aprile – "in Europa, in Francia, in Inghilterra, in America non si parla che di “armare” o “non armare”: è veramente un peccato, un grande peccato, non pensare in termini diversi che “armare” o “non armare”. Non si parla di sforzi più seri e più realistici e più efficaci per la pace".
Gregorio III a Radio Vaticana: è mai possibile che la gente non capisca?
E’ veramente incredibile che le persone se ne rendano conto! “Armare” o “non armare”: non è questo il punto! Noi siamo le vittime della vostra esitazione. In questo momento, abbiamo moltissimi cristiani tra le vittime. Tutto questo come se fosse successo niente! C’è una palese ingiustizia nella considerazione, nella valutazione della situazione. Noi moriamo, tutti i giorni siamo vittime del caos, corriamo il rischio di essere rapiti, di rimanere vittime di qualche esplosione, e questa esplosione potrebbe riguardare una scuola, una fabbrica, un’università, semplici passanti, una chiesa …Il problema non è “armare” o “non armare”.
Il problema non è Armare o non Armare, ma è come portare Pace
"Il problema – continua Gregorio III a Radio Vaticana – è “come fare la pace” in questa terra che, come ho detto al Santo Padre, sta soffrendo. Sono già due anni di Via Crucis … Le nostre speranze sono riposte in questo incontro che, come si dice, si svolgerà a giugno tra Putin e Obama. Speriamo che i due Paesi possano accordarsi su come uscire dalla crisi e non su come “armare” o “non armare”. Se si rimane nella dialettica di “armare” o “non armare” e “chi armare”, ci saranno soltanto ancora più vittime, ancora più disgrazie, ancora più sofferenza in tutto il Medio Oriente, e anche più combattimenti.
Libano – La Nuova Siria? Beirut brucia ogni giorno
"Credetemi – ha continuato il Patriarca di Antiochia – in questo momento il Libano corre pericoli maggiori della Siria, perché è più fragile, più diviso, è un Paese piccolo ed i suoi problemi sono gravi. Beirut “brucia” ogni giorno, siamo sempre minacciati. La Giordania ancora si salva, la Palestina soffre comunque, Gaza soffre, sono divisi; l’Iraq è sempre traumatizzato, sempre vittima di esplosioni, di attentati, di divisioni interne. Ed è proprio per questo che, credetemi, fare la pace in Siria significa fare la pace in tutto il Medio Oriente, è il passo migliore verso la pace in Palestina e verso la soluzione del conflitto israelo-palestinese. I rapporti tra Oriente e Occidente sono condizionati da una soluzione dei problemi della Siria giusta ed equa".
Siria – Liberati i due vescovi rapiti ieri
Una buona notizia intanto è ginta dalla Siria, in un mare di menzogne e morte: sono stati liberati poco fa i due vescovi ortodossi siriani rapiti ieri nel nord del Paese. Lo riferisce la versione in arabo del sito di informazione vaticana Zenit.org. La notizia non e' stata ancora confermata ufficialmente. Il sito Zenit.org non cita alcuna fonte ma afferma che sin da ieri, quando i due alti prelati sono stati rapiti a nord-est di Aleppo, sono stati compiuti ''intensi sforzi'' per liberare i vescovi. E nella mediazione – si legge in un'ANSA – sono intervenuti anche ''i vertici della chiesa russa ortodossa, il ministro degli esteri greco e l'inviato speciale Onu per la Siria'' Lakhdar Brahimi.
Crudeltà che supera ogni immaginazione, sotto gli Occhi dell'Europa
Intanto, negli ultimi giorni – tuttavia – mentre l'Occidente si affannava a stabilire se armare ufficialmente le bande d'opposizione in Siria e quanto, sul terreno si continuava (e si continua) a morire nel silenzio e indifferenza generale. Il numero di morti innocenti cresce e in parallelo aumentano le crudeltà e le atrocità dei modi scelti per assassinarli. E alcuni dei più eclatanti, chissà come mai, non sono stati ritenuti "degni" di venire denunciati sulla maggior parte dei nostri media. Ad esempio, si è parlato del gravissimo attentato – sia in termini di vite umane (49 morti) che dal punto di vista simbolico (essendo avvenuto all'interno di una moschea) – del 21 marzo scorso, costato la vita, tra gli altri, allo sheikh ultranovantenne Mohammad Said Ramadan al-Bouti, uomo di cultura, di religione e di pace. Eppure non si trattava né della prima violenza compiuta in un luogo sacro in questi mesi (basti ricordare sheikh Abdel Latif Al-Shami, torturato davanti alle videocamere e assassinato dopo essere stato rapito mentre si trovava in preghiera nella moschea di Aleppo insieme a una folla di fedeli all'inizio del mese di Ramadan) né tantomeno dell'unico caso di religioso assassinato in Siria (finora se ne contano almeno 13, 2 dei quali di fede cattolica, oltre ai numerosi rapiti o aggrediti).
Testa dell'Iman appesa al minareto
Pochi giorni più tardi, il 29 marzo, una sorte simile è toccata all'imam della moschea di Al-Hassan, nella zona di Sheikh Maksoud ad Aleppo. Sheikh Hassan Saif-Eddin, non solo è stato prelevato con la forza e malmenato (come testimoniato nel primo video in allegato), ma dopo la morte il suo corpo è stato trascinato per le vie del quartiere e la sua testa appesa al minareto della moschea, a fare da monito per la popolazione. Raccontano testimonianze locali, che miliziani del cosiddetto "libero esercito" avevano invaso le vie di Sheikh Maksoud (zona a maggioranza curda, ma abitata anche da alawiti) e avevano ordinato a dipendenti pubblici, alawiti e tutti i filogovernativi di lasciare immediatamente la zona; "in caso contrario, sapremo dove trovarvi", avevano minacciato dagli altoparlanti. Uno di loro si è avvicinato al settantenne imam chiedendogli "chi è il tuo leader?" "Dio onnipotente", ha risposto l'imam; a quel punto l'armato ha replicato "il mio è sheikh Arour" e lo ha colpito e costretto a baciargli le scarpe, chiedendogli di dar loro enormi somme di denaro. Da tempo, sembra che queste bande non si accontentino di assassinare, ma che vogliano ledere profondamente anche la dignità umana. Una sorte, questa, purtroppo simile a molte altre, oggi in Siria.
Testa del pilota posta su una griglia da campeggio
Come quanto accaduto il 13 aprile nella zona di Idleb: un elicottero militare stava sorvolando la zona di Marat al-Numa'an quando è stato abbattuto da un gruppo ribelle (quelli sempre descritti scarsamente armati con mezzi di fortuna, per intenderci!). Gli 8 tra ufficiali e militari a bordo sono stati immediatamente catturati, assassinati e decapitati (per giorni in rete è circolata l'immagine agghiacciante di uno di questi criminali fiero con in mano la testa del pilota posta sopra una griglia da campeggio). Nei video dell'opposizione, ripresi anche dalla rete Orient Tv (vedi allegato) si sostiene che l'elicottero trasportava "shabbiha nordcoreani" (che non vengono mai mostrati) e che è stato colpito perché intenzionato a bombardare la zona da tempo posta sotto assedio (anche se immediatamente dopo si precisa – come dimostrano anche le immagini – che era carico di viveri e pane). Più realistica sembra essere la versione diffusa da fonti filogovernative: ovvero che il veicolo è stato colpito mentre sorvolava una zona assediata con l'intenzione di far arrivare alla popolazione quanto necessario per la sopravvivenza. Per aggiungere, poi, crimine a crimine, le bande hanno pensato di diffondere le immagini delle teste sulla graticola in alcune delle città e villaggi sotto il controllo dei "combattenti per la libertà" per creare ulteriore panico tra la popolazione.
La Diabolica Furia omicida anche sui Bambini
Ma non sono solo religiosi e militari, come più volte ricordato, le vittime predestinate dei "pacifici rivoltosi". Il 17 marzo le "brigate Farouk", una delle più note bande estremiste di Homs (gli stessi che per mesi avevano assediato il quartiere di Bab Amr), hanno diffuso un avviso per i cittadini di Homs (vedi allegato): da quel momento i colpi della loro artiglieria sarebbero caduti sui quartieri abitati dagli alawiti (non che fossero una novità, dal momento che sono mesi che questi quartieri vengono colpiti, ma è la prima volta che si prendono la briga di "preallertarli"). In effetti, il giorno seguente le zone di al-Zahra e al-Arman (entrambe tradizionalmente abitate da minoranze cristiane e alavate filogovernative) sono state colpite da razzi lanciati da proprio queste bande: 3 morti e 5 feriti solo nel ristretto quartiere di al-Arman (tra cui anche un bambino di 10 anni e un giovane diciassattenne). Il razzo, caduto a poca distanza dalla scuola elementare della zona residenziale densamente popolata, avrebbe potuto provocare una strage se fosse arrivato solo pochi minuti prima, nell'orario dell'uscita degli studenti. Commovente la reazione degli abitanti del quartiere che si sono stretti intorno alle famiglie colpite con la solidarietà innata dei Siriani, tra genitori che non riuscivano a capacitarsi della morte dell'unico figlio e non sapevano come staccarsi dai suoi indumenti fatti a brandelli dall'esplosione e vicini smarriti dall'afflizione improvvisa arrivata a spezzare un giorno di apparente quotidianità.
Il Video del Terribile Massacro di Al-Borj
Il 4 aprile gli abitanti di al-Arman sono stati nuovamente terrorizzati da una pioggia di colpi di mortaio caduti sulle abitazioni intorno a mezzogiorno. I residenti, disperati, sono fuggiti alla ricerca di rifugi di fortuna e le scuole hanno terminato in anticipo le lezioni. Tre civili sono rimasti uccisi, decine feriti e molti i danni materiali. Poco distante da Homs, nel villaggio di Tal Kalakh, nei pressi del confine libanese, pochi giorni dopo, l'8 aprile, invece si è consumato un terribile massacro nel quartiere di al-Borj operanti sempre dalle bande jihadiste (vedi video in allegato)
Padre e Figlio di 10 anni, massacrati e decapitati
Un degli ultimi, in ordine di tempo, è quello che si è consumato a Lattakia per mano dei "combattenti per la libertà". Mercoledì 10 aprile, Saeed Masoud si era recato, come ogni giorno, a prendere suo figlio, Mulham Masoud, di 10 anni, a scuola, quando un gruppo armato ha fermato e rapito entrambi. Il figlio è stato impiccato, mentre il padre è stato massacrato. Entrambi i corpi sono poi stati riposti nel bagagliaio dell'auto avvolti dalla bandiera del governatorato francese (quella scelta a simbolo dai criminali "rivoltosi"). Altri due innocenti che hanno pagato con la vita il loro mancato supporto alla "rivolta pacifica", preferendo il sostegno al legittimo governo siriano, nel silenzio e indifferenza generale.
Pierangela Zanzottera, Sergio Basile
Si Ringraziano Sibialiria.org e RadioVaticana
Si invitano i lettori a diffondere sul web.
E possibile farlo su Facebook, Twitter, ecc.. cliccando
sull'apposita icona posta in fondo alla pagina. Grazie
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Video e Articoli Correlati – Approfondimenti
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=KHc1E3MC3pE
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Sarajevo: a 20 anni dall’assedio, ancora tensioni
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Mercoledì, 8 prile / 2015
– di Nicola Arena – "Sete di Giustizia" –
Redazione Quieuropa, Giacinto Auriti, Nicola Arena, credito pubblico, debito, [...]
Quotidiano "Qui Europa" - Num. R.G. 1130/2012 - Num. Reg. Stampa 17 - Tribunale di Catanzaro |
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