Mercoledì, Ottobre 8th/ 2014
– di Sergio Basile –
Martedì, Marzo 13th/ 2012
– di Alessandro Pavanati –
Consiglio Ue / Unione politica / Crisi Ue / Copenaghen / Berlino
Stati Ue verso l’unione politica europea?
Sovranità nazionali sempre più in bilico
Ipotesi “Trattato Ue più vincolante”: Westerwelle
convoca ministri degli esteri europei
Berlino, Bruxelles – Evviva, finalmente ci siamo arrivati: l’unico modo per fare sì che la finanza comunitaria non diventi il cappio di tutt’Europa, riconoscendo alla crisi greca il semplice ruolo di start-up della rovina è una maggiore compattezza politica dell’organismo europeo nel suo complesso. Il sasso è stato gettato nello stagno a Copenaghen in questi giorni dal Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, raccogliendo l’entusiasmo francese, la perplessità olandese e l’incredulità, magari compiaciuta, di qualcun altro. In ogni caso, il vero punto è proprio questo: senza unione politica, l’unione finanziaria è solo una trappola che rischia di esporci alle angherie mercantili di qualche economia emergente o di qualche vecchio leone che tenta ancor di ruggire. Se buona pare essere l’intuizione, permangono una serie di punti interrogativi di non poco conto. Banalmente: a chi gliene fregherà davvero qualcosa? Alain Juppé ha mostrato entusiasmo da parte francese, ma è dimostrato che per ragioni sistemiche la Francia ha esigenza di controllare il Vecchio Continente attraverso le sue istituzioni. Soprattutto per tutelarsi nei confronti dell’ultimo residuo di impero centrale, la Germania: quest’ultima a sua volta bisognosa di assicurarsi una possibilità di controllo territoriale, data la sua posizione centrale, evitando di soccombere sotto il peso delle difficoltà economiche e finanziare sue e dei vicini. Quindi, che forma prenderebbe questa ipotetica unione politica? Il precedente progetto costituzionale europeo è naufragato da poco e il Trattato di Lisbona è entrato in vigore nel 2009. A dirla così, verrebbe da pensare che il problema sia soprattutto di volontà, naturalmente alquanto latente, di cessione di sovranità da parte degli Stati. La strada è ancora lunga, ma c’è chi teme che dietro una Europa accentratrice dei poteri essenziali e basilari – e quindi delle principali prerogative nazionali – si nasconda un pericoloso leviatano di tocquevilliana memoria. Qualcuno, come l’eurodeputato inglese Nigel Farage, parla addirittura di una “nuova dittatura”. Staremo a vedere. Certo è che la crisi – in un modo o nell’altro – sta aiutando questo processo nel modo più disumano.
Alessandro Pavanati (Copyright © 2012 Qui Europa)
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