Giovedì, 13 Ottobre/ 2016
di Padre Denis Fahley
Mercoledì, Luglio 18th/ 2012
– di Mario Luongo –
Italia / Trattiva Stato mafia / Giorgio Napolitano / Conflitto di attribuzione / Procura di Palermo / Rita Borsellino / Strage di via d’Amelio / Nicola Mancino / Antonio Di Pietro / Paola Severino / Sonia Alfano / Pierluigi Bersani / Intercettazioni telefoniche / Giovanni Falcone / Paolo Borsellino / Uno schiaffo a tutti gli Italiani
La presa di posizione del Quirinale sulla
Trattativa Stato-Mafia
A vent’anni dalla morte di Borsellino, la sorella
Rita: “Mi sento come schiaffeggiata dalla
decisione di Napolitano”
Roma, Palermo – Alla vigilia della strage di via d’Amelio la complessa rete che vede agire sullo stesso scenario mafia, politica, istituzioni statali non è stata ancora districata. Domani saranno passati venti anni dalla morte di Paolo Borsellino e della scorta che lo accompagnava e mai quanto oggi l’eco dell’esplosione in via d’Amelio risuona fragorosa. La polvere che ha seguito la deflagrazione non si è ancora dissolta, rimane densa a coprire tutto, i colpevoli, i retroscena, i segreti che resteranno tali. Quella che è stata rinominata la Trattativa Stato mafia (di cui si è già parlato in un articolo precedente, pubblicato ieri) continua a rimanere un mistero ancora irrisolto, tant’è vero che si parla di “presunta trattativa”. Gli sviluppi delle indagini hanno portato al coinvolgimento del Quirinale nella vicenda a causa delle intercettazioni delle conversazioni telefoniche tra Nicola Mancino, indagato nell’inchiesta e il Presidente Napolitano. Quest’ultimo – come detto ieri – ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti dei giudici di Palermo che stanno conducendo l’indagine e sono in possesso delle registrazioni e, come spesso accade in Italia quello che all’inizio appare per quello che è, ossia una questione giuridica di attribuzioni di competenze e immunità, si è ben presto trasformata in un caso politico mediatico.
La strana e discussa mossa di Napoitano
Da un lato c’è chi giudica inammissibile l’ ”attacco al Colle", dall’altro chi ha ragione a ritenere poco opportuna (almeno) la decisione di Napolitano. In mezzo c’è la ragione, quella con la R maiuscola. Perché in entrambi gli schieramenti, i pro o i contro Napolitano (semplificando), si scorge cosa è preoccupante in questa vicenda: il fatto che in un momento in cui “la crisi incalza, le istituzioni vacillano, la politica non trova le risposte necessarie” non si riesca a trovare una sola istituzione, un solo partito, un solo politico che si prenda le responsabilità dei propri eventuali errori, ma soprattutto che abbia la coscienza politica e umana così chiara da non dover temere intercettazioni o, nel caso, accettarlo con onestà. Invece ci troviamo in una situazione in cui le istituzioni stesse non collaborano tra loro e il Capo dello Stato stesso sembra avere qualcosa da nascondere. Altrimenti non si spiegherebbe la sua discussa decisione. Molto discussa a dire il vero. Il polverone mediatico politico sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale ha immediatamente innescato una serie di dichiarazioni di solidarietà verso Napolitano o dubbi sulla sua scelta con le conseguenti bagarre politiche a cui siamo abituati.
La Difesa a "prescindere" della Severino
Si passa dallo sdegno dell’Idv con Antonio Di Pietro in testa che resuscita il “Resistere, resistere, resistere” di Borrelli durante l’inchiesta Mani pulite per incoraggiare i pm di Palermo, all’appoggio del ministro (tecnico) della giustizia Paola Severino che inquadra il problema nella cornice giuridica: “l’importante è mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato…qualunque sia la soluzione interpretativa si dovrà rispettare la sostanza della legge, che è quella di evitare che conversazioni del Capo dello Stato siano rese pubbliche”. Dal punto di vista giuridico la Severino interpreta correttamente quelle che sono le regole costituzionali in materia, esulandole da ogni carattere di ordine politico e pone l’accento su un altro aspetto della questione: se è necessaria una normativa speciale, ad hoc per intercettazioni che riguardano il Presidente della Repubblica oppure si può seguire la normale prassi: infischiandosene di scomode presunte verità che se provate potrebbero far capitolare molte poltrone. Ciò non toglie che, nonostante la complessità giuridica del caso, una figura istituzionale importante che secondo la Costituzione rappresenta l’unità nazionale stessa, in un momento simile possa dare prova di grande risolutezza e trasparenza. Dagli ultimi avvenimenti non sembra si stia andando in questa direzione.
L'ennesimo Scempio di Napolitano
Molto dure suonano anche le parole di un altro Idv, Sonia Alfano, eurodeputata che sulla stessa linea di pensiero di Di Pietro afferma “Il Presidente Napolitano sta commettendo l’ennesimo scempio, rendendosi di fatto complice dell’isolamento dei magistrati palermitani che stanno indagando sulla trattativa Stato-mafia”. Tutto questo alla vigilia della strage di Via d’Amelio.
Uno Schiaffo a tutti gli Italiani
Dopo le durissime repliche di Salvatore Borsellino (che nelle scorse ore – come scritto ieri – ha chiesto l'impeachment e la messa in stato d'accusa per Giorgio Napolitano) dalla sorella Rita Borsellino, una delle persone più colpite dalla strage – eurodeputata – è arrivata la frase che riassume nel modo più onesto possibile lo stato d’animo di molti Italiani: “Mi sento schiaffeggiata da questa notizia – ha dichiarato – e la sensazione di essere stati schiaffeggiati credo l’abbiano provata tutti gli italiani”. In un contesto di fumosità, di ambiguità del ruolo dello politica e delle istituzioni, probabilmente il rappresentante di uno Stato in crisi dovrebbe avere un comportamento meno equivoco su un argomento così delicato e mostrarsi più aperto alla collaborazione, incurante dei terribili attacchi contro la sua persona paventati dai soliti difensori di turno.
Mario Luongo (Copyright © 2012 Qui Europa)
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