Sabato, Giugno 20th, 2015
– di Chiara Mangolini –
Giovedì, Ottobre 4th/ 2012
– di Sergio Basile e Silvia Laporta –
Banche / Basilea 3 / Settore Bancario / riforma Banche / Josè Barroso / Ue / crisi economica / Banca centrale finlandese / Erkii Liikanen / presidente del mercato interno Michel Barnier / borsa / speculazioni bancarie / Basilea 3 / Confindustria/ Abi/ Cooperative/ rete imprese Italia / Antonio Tagliani / Pmi / assets bancari
Basilea 3 e la nuova ricetta per cambiare
il settore bancario? Diffidiamo!
Separare il settore bancario da quello
dell'investimento
Intanto Confindustria, Abi, Cooperative e "Rete Imprese
Italia" scrivono una lettera a Barroso per dissentire
dalle nuove riforme di Basilea 3
di Sergio Basile e Silvia Laporta
Deriva Basilea 3
Bruxelles – Ristrutturare il settore bancario. E' questo il proposito avanzato da un gruppo di alto livello di 11 persone presiedute dal governatore della Banca Centrale Finlandese, Erkii Liikanen, incaricato un anno orsono – dal commissario europeo del mercato interno Michel Barnier – di proporre un assetto nuovo rispetto al precedente, per evitare che ulteriori crisi finanziarie e bancarie sconquassino l'Europa, già completamente dissanguata. Erkii Liikanen – almeno nei suoi trionfalistici proclami delle ultime ore – vuole modificare il sistema bancario per renderlo più "sicuro, stabile, efficiente e al servizio delle esigenze dei cittadini e dell'economia", come egli stesso afferma. Per ora le sue sono proposte, che promette di trasformare in vere e proprie ordinanze entro l'estate, rimangono delle idee. Un'impresa ardua. Ci sarà da fidarsi? In cosa consiste il cambiamento dell'assetto bancario ad opera di Liikanen?
La proposta di Liikanen
L'idea – per altro già paventata da economisti e osservatori internazionali, da mesi – è quella di imporre una separazione netta tra attività di servizio al risparmio e alle imprese e quella di trading ed azioni di borsa o derivati; creando per quest'ultima un'entità legale separata, sempre all'interno dello stesso gruppo bancario. I soldi dei risparmiatori, quindi, non dovrebbero più essere usati per speculazioni o qualsiasi altro tipo di investimento pericoloso. Il gruppo di Liikanen, tuttavia, non chiede lo smembramento delle grandi banche ma solo una separazione interna. C'è da dire che questa separazione scatterebbe solo al di sopra di una certa soglia, ossia " solo qualora gli assets bancari detenuti per il trading disponibile per la vendita eccedessero la soglia del 15-25 % degli assets totali dell'istituto di credito o una somma di 100 miliardi di euro. In una seconda fase – ribadisce Liikanen – starà ai supervisori determinare la necessità di separazione sulla base di una quota degli assets ai quali sarebbe implicato tale principio ".
Revisione dei requisiti di capitale Minimo
Ma questa non è la sola proposta di riforma giunta dalla Finlandia e dall'europeista. Il gruppo presieduto da Liikanen chiede inoltre una revisione dei requisiti di capitale minimo di alta qualità per le operazioni di trading di azioni e per i prestiti immobiliari. Un'altra proposta è quella di limitare i bonus ai manager o di versarli in forma di azioni del gruppo: in questo modo sarà il manager in prima persona a pagare per i propri errori e per le proprie politiche speculative, qualora ce ne fossero.
Una letterina a Barroso
Nel frattempo industria e banche vanno – per usare un eufemismo – contro Josè Barroso, presidente della Commissione Ue, e contro i commissari Ue all'Industria – Antonio Tajani – e al Mercato Interno – Michel Barner – per sostenere la posizione delle Pmi, nell'ambito del meccanismo di sconto di Basilea 3. Infatti, con un meccanismo di sconto nel calcolo degli assets ponderati per il rischio assunto dalle banche per i prestiti, questo stesso fantomatico sconto pari al 23,81% non avrebbe gli effetti desiderati. Confindustria, Abi, Alleanza Cooperative e Rete imprese Italia nelle scorse ore hanno dunque scritto una lettera indirizzata alla Commissione europea nella quale hanno spiegato come "la nuova versione del fattore di sostegno delle piccole e medie imprese darà pochi vantaggi a quelle banche che operano in paesi a bassa crescita e un forte supporto la dove ce n'è meno bisogno".
Basilea 3 – Il Nocciolo del problema
Ma il vero nocciolo del problema a nostro avviso, sta proprio nel cosiddetto “Pmi Supporting Factor”, ovvero il presunto fattore di sconto per l’accesso al credito, rivolto alle piccole e medie imprese, che in teoria dovrebbe permettere agli istituti di credito di operare con maggiore libertà nella concessione dei prestiti alle piccole e medie imprese. Cosa finora rimasta una lontana chimera, visto il meschino e gravissimo fenomeno del credit crunch: stretta del credito, che strozza l'Europa avallando dismissioni, privatizzazioni, fallimenti e speculazioni aggiuntive. Basilea 3, in tutto questo, resta oggi quel "sacro ed inviolabile regolamento delle banche sovrane" fuori dal mondo reale e dai problemi del tessuto economico e sociale che ruotano intorno a famiglie e imprese. Ciò continuando a legittimare l’innalzamento del capitale che le banche devono detenere (passato come pochi in Italia sanno, dall’8% al 10,2% del patrimonio) per aumentare – secondo la casta tecnocratica europea – “la stabilità del sistema bancario e la sua capacità di assorbire le perdite”, scongiurando – secondo la retorica più becera – l’innescarsi di altri focolai di crisi. Ma questo è quello che dicono loro – i membri della casta bancaria al potere, ed i maggiordomi sottostanti – gli inquilini dei lussuosi e dispendiosi palazzi di Bruxelles e Strasburgo, compresa la maggioranza delle caste che si annidano tra i banchi dell'Europarlamento: oggi pronti ad avallare il mostro nascente dell'Unione Bancaria; ieri ad innalzare i coefficienti di Risarva Patrioniale delle stesse banche. Paradossale, ma vero!
La dittatura delle banche e il "Caso Equitalia"
La verità è che – come denunciato dall'Osservatorio Nazionale Indipendente "Qui Europa" – ciò sta favorendo la nascita di una vera e propria dittatura finanziaria. Non a caso, sull'altro fronte – quello nazionale, ad esempio – c'è da notare come il 50% circa delle azioni di Equitalia (l'azienda più odiata dagli Italiani) sia oggi nelle mani delle stesse banche, che prima chiudono i rubinetti del credito, e poi lucrano sugli interessi passivi maturati sugli scoperti e sulle disgrazie degli Italiani. Basilea 3, non fa altro che regalare la piena autonomia alle banche, dunque. In questo modo, infatti, si fornisce loro un insolito e pericoloso arbitrio: quello di decidere autonomamente di chiudere o limitare il “rubinetto del credito” da erogare. Ma non spettava al popolo ed ai suoi rappresentanti decidere ciò?
La cancrena del Credit Crunch
Il "Credit Crunch", in tal contesto, non è un fenomeno naturale della crisi, ma bensì uno scellerato patto tra lobby bancarie (le stesse che oggi, in effetti controllano la stessa BCE) in base al quale per adeguarsi all’accordo, le banche, o raccolgono nuovo capitale, oppure riducono – come sta avvevendo da mesi a questa parte – le attività di portafoglio, aumentando tra l'altro il costo del credito. Se non è dittatura questa? Il problema è come trasmettere il messaggio ad un Europarlamento che sembra essere sordo, cieco e muto. E' questa la vera sfida del 2013.
Sovranità monetaria rubata – Il Vero dramma dell'Europa
In tal contesto l’azione del suddetto Pmi Supporting Factor, mirerebbe in teoria – ma solo in teoria – proprio a ridurre la quantità di capitale che le banche devono accantonare per statuto per i crediti erogati alle piccole e medie imprese. Ciò in virtù di uno speciale moltiplicatore, pari al 76,19%, per far si che per i prestiti alle Pmi siano concessi con uno sconto tale da consentire che l’accantonamento di capitale resti invariato rispetto alle norme attualmente in vigore. Ma il vero problema è che le norme attualmente in vigore non hanno proprio nulla di democratico. Come nulla di democratico ha il fatto che la BCE non finanzi direttamente gli stati ma si serva delle banche private, alimentando in maniera esponenziale il debito npubblico degli stati stessi. Sono queste le vere manovre da affrontare.
Politici in TV – Diffidate dai venditori di Fumo!
E questo i nostri politici venditori di fumo dovrebbero saperlo bene, ma persistono nel far finta di niente, riempiendoci la testa con i mali assoluti dell'evasione fiscale. Ed arrovellandosi su finti problemi legati a nuovi provvidenziali tagli o all'innalzamento dell'aliquota IVA. Buffonate, ovviamente! Populismo, puro ignorante e fastidioso populismo! E di populismo sono ricche le ultme dichiarazioni pro-euro di Giorgio Napolitano, riportate nell'articolo di ieri da "Qui Europa": in quest'ottica primo streguo e strategico difensore della perdita della sovranità monetaria, e di conseguenza della speculazione bancaria.
Sergio Basile, Silvia Laporta (Copyright © 2012 Qui Europa)
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