Controllo frontiere – Scontro PE-Consiglio su Schengen

Mercoledì, Giugno 13st / 2012

– di Maria Laura Barbuto e Sergio Basile  –

Unione Europea/ Parlamento europeo / Commissione Europea / Corte di Giustizia europea / Consiglio europeo / Strasburgo / Bruxelles / Lussemburgo / Grecia / Spazio Schengen / Trattato di Lisbona / Barriere nazionali / Crisi / Euro / Processo di Codecisione / Partito Popolare europeo / Carlos Coelho 

Unione Europea – Diatriba sullo Spazio Schengen:

gli Stati membri “blocchiamo le frontiere

I 27 membri Ue chiedono l’esclusione del Parlamento

da qualsiasi valutazione sulla libera circolazione nei

territori europei.

L’accusa e il monito di Coelho contro la tecnocrazia del

Consiglio europeo: "giù le mani dalle frontiere!"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strasburgo, Bruxelles, Lussemburgo – Continua il tiro alla fune tra i 27 Paesi dell’Unione Europea da un lato, ed il Parlamento e la Commissione, dall’altro: in palio, lo spazio Schengen e la libera circolazione, nei territori Ue, di persone, merci e mezzi. Lo "scontro" istituzionale, a quanto pare, verrà presto trasferito alla Corte di Giustizia del Lussemburgo: gli Stati membri dell’Ue chiedono di assumere il controllo della zona Schengen e che il Parlamento venga escluso da qualsiasi valutazione sulla stessa, al contrario di quanto previsto dal precedente Trattato di Lisbona. Nel “dietro le quinte” di Schengen, però, la Grecia assume un ruolo determinante: le frontiere verrano, probabilmente, bloccate nel caso in cui Atene abbandoni la moneta unica. La chiusura delle frontiere diventa, dunque, l’obiettivo inseguito dai membri dell’Unione che si animano di spirito nazionalista ed autoritario bacchettando il Parlamento con accuse e critiche di tutti i tipi.

  L'accusa dell'eurodeputato Ppe Carlos Coelho  

Ma i 27, di certo, non avranno sconti: infatti, il portoghese membro del Partito Popolare europeo, Carlos Coelho, le ha cantate loro di santa ragione stilando, seppur verbalmente, una serie di capi d’accusa imputabili ai Paesi che hanno fatto la voce grossa. “Accuso il Consiglio europeo di voler rinazionalizzare Schengen, di voler ripristinare le barriere, di voler escludere il Parlamento dal processo di codecisione e di voler tornare a prima del Trattato di Lisbona” – ha detto Coelho puntando il dito contro i “magnifici 27”. La Corte di Giustizia sarà chiamata a risolvere la diatriba che, come al solito, è causata anche da motivazioni economiche e che potrebbe portare Strasburgo ad indispettirsi e a ritorcersi contro l’Unione stessa. Chi avrà la meglio? Di certo, non i cittadini europei che rimarranno solo spettatori di quello che accade e titolari di doveri…ovviamente anche economici. 

  La questione del controllo ed i pericoli veri di Schengen  

Ma la questione è ben più delicata di quanto possa apparire. La Convenzione di Schengen – come già trattato da "Qui Europa" – "è una cooperazione rafforzata" all'interno dell'Ue  firmata nell'omonima città belga il 14 giugno 1985 – inizialmente, fra Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi – con la quale si sono eliminati progressivamente i controlli alle frontiere comuni, introducendo un regime di libera circolazione per i cittadini degli Stati firmatari: Stati Ue e terzi. La Convenzione di Schengen nacque inizialmente come "semplice accordo" al di fuori della normativa Ue, divenendone parte solo con il Trattato di Amsterdam. Tali accordi furono poi integrati nel Trattato di Maastricht. Non vi aderirono Regno Unito e l'Irlanda, in base a una clausola di opt-out. Vi aderirono tuttavia anche Stati extra-Ue: Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, anche se fra questi stati e gli stati Ue sono ancora possibili controlli doganali per le merci e IVA. Complessivamente, 29 stati europei aderiscono quindi allo Spazio Schengen (o Zona Schengen)" .Schengen, dunque, garantisce – come detto – la libera circolazione di soggetti, merci e mezzi (economici e materiali) all'interno dell'Ue, sottraendoli ad eventuali controlli doganali. In tal modo, indubbiamente, è molto più facile commerciare, ma è altrettanto più facile – per contro – che soggetti pericolosi possano arrivare o muoversi indisturbati nei Paesi europei e circolare all'interno dell'Unione a convenienza. Ciò ha spinto numerosi osservatori internazionali ed accademici "euroscettici" a protendere per il ripristino dei controlli alle frontiere interne dell'Ue, ponendo così un freno – ad esempio – ai flussi migratori clandestini o a traffici di animali, droga e via dicendo. O per limitare le contraddizioni del mercato del lavoro che spingono molti lavoratori dell'est (rigorosamente sottopagati) a giungere stagionalmente in paesi come l'Italia, per poi far ritorno – a cicli stagionali ben definiti – nel proprio stato di riferimento.

  Chi vuole controllare Schengen e perchè  

Si comprende allora perchè per alcuni Schengen sia una grande occasione di sviluppo, ma anche – e ciò traspare palesemente – una sorta di "porta aperta alla nascita di un super-stato europeo": prospettiva fondamentale della tecnocrazia europea celata sotto il candido velo dell'integrazione. Per gli "euroscettici" Schengen  sarebbe quindi un grandissimo bluff made in Ue, con "molte vittime" (deboli, poveri e onesti) e "molti profittatori disonesti": "tutti coloro, cioè, che trarrebbero vantaggi dalla libera circolazione di uomini denaro e merci per arricchirsi con traffici illeciti e senza controlli, con l'abolizione delle dogane". Dunque per i "detrattori di Schengen" L'Ue sarebbe un "santuario liberistra", o addirittura "il sogno dei delinquenti", forti del motto: "la libertà senza controlli è l’inferno dei deboli". Se ciò fosse vero – e se ne intrave sempre più, giorno dopo giorno, il sentore – capirete come controllare l'Atrea Schengen sia per i nuovi dominatori dell'Europa, di fondamentale importanza per accelerare processi democratici o al contrario – come pare – per instaurare una forma di dittatura sempre più sistematica e convinta, introducendo il "tassello dei flussi di persone e beni" accanto ai baracconi di sostegno "imperiale" già tirati su ad arte, come il MES (vedi ultimi articoli in "Qui Europa") il Fiscal Compact, l'Efsf, il Two Pack e la sedicente "Unione Bancaria Europea".

Maria Laura Barbuto, Sergio Basile (Copyright © 2012 Qui Europa)

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