– L'Approfondimento di C.Alessandro Mauceri e Sergio Basile –
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Usa, Europa, Medioriente, Africa – non
si placano i fermenti di protesta.
Ma sappiamo davvero tutto?
Perchè la Maggior parte delle proteste avviene
nei cosiddetti paesi democratici?
L'Involuzione Sostanziale dell'Homo Politicus e il
fattore "Ordo ab Chao"
di C.Alessandro Mauceri, Sergio Basile
La protesta, sotto le Piramidi. Oggi come ieri
Roma – Le notizie che ci pervengono nelle ultime ore dalle regioni italiane, dal Medioriente, dall'Africa e dal resto dell'Europa non sono troppo confortevoli, per usare un eufemismo. Proteste ovunque! Specie – per quel che ci riguarda, forse, più da vicino – in Italia ed Europa, e soprattutto dopo la notizia dell'ultim'ora secondo la quale l'inflazione nell'Eurozona sarebbe salita all'1,6%, con effetti a catena catastrofici per l'Italia: il Paese al mondo che paga più tasse (a fronte di zero servizi – vedi pareggio di bilancio inserito nella Costituzione) e con un livello record (a livello continentale) per quanto attiene ai costi di energia e carburanti. Ormai si spende più per rifornire l'auto, che – ad esempio – per l'approvvigionamento mensile di "carne" per la propria famiglia. Ad ogni latitudine e longitudine, dunque, le proteste si intensificano. Qualcuno potrebbe obiettare: "nulla di nuovo sotto il Sole!" E non avrebbe assolutamente torto! D'altronde è interessante osservare come la prima forma di protesta popolare documentata sia da far risalire ai tempi dell’antico Egitto. Durante la costruzione di una delle piramidi che oggi sono diventate uno dei simboli del Paese nordafricano, i lavoratori (non schiavi come ancora qualcuno pensa, ma artigiani) stanchi delle condizioni di vita e del ritardo dei pagamenti, decisero di sospendere la costruzione. "Niente grano per il pane, niente orzo per la birra: e allora niente lavoro". La loro azione fu storica non solo perché era la prima forma di protesta organizzata per ragioni legate alle condizioni di vita, ma perché dei “comuni” mortali avevano deciso di manifestare contro il faraone, ovvero contro un dio in terra. Sono passati molti millenni e oggi, in quasi tutte le parti del mondo, c’è qualcuno che protesta, più o meno a ragione, più o meno in maniera trasparente e verace. Le ragioni della protesta sono diverse. In Egitto il moto di protesta popolare, tra mille ombre, era nato contro il regime del presidente Mubarak, ma oggi (dopo la morte del presunto tiranno) si è protestato e si protesta ancora contro l'ex neo-eletto presidente, Mohamed Morsi. Nella vicina Tunisia, la controversa Rivoluzione dei Gelsomini anche questa nata (apparentemente) per liberarsi di Ben Ali, cacciato e tacciato come despota, dopo la sua fuga non è cessata. Anzi pare che con il passare del tempo si sia ramificata e inasprita.
Un Nuovo Dis..Ordine Mondiale
Anche in Europa, le notizie concernenti forme di protesta più o meno violente, sebbene cautamente ovattate dai media, non hanno potuto fare a meno di riempire le prime pagine dei giornali. Prima la protesta e il malcontento (peraltro mai cessati) in Grecia, poi la Spagna con le manifestazioni di protesta che hanno accompagnato l’ultimo scandalo per la presunta corruzione del premier Rajoy. Quindi in Romania dove da più di un mese ormai si protesta per chiedere le dimissioni del primo ministro Plamen Oresharski denunciando la corruzione della classe politica che favorisce un’oligarchia economica di cui, secondo i dimostranti, fa parte il controverso uomo d’affari nominato direttore dei servizi segreti. La nomina – che poi è stata revocata – ha scatenato una mobilitazione pressocché generale. E poi in Portogallo. Anche in Brasile il malumore non ha mancato di trasformarsi in protesta, e per di più violenta. Infatti, è stato necessario un mese di scontri, per i dissidenti brasiliani, per costringere il presidente Dilma Rousseff a concedere misure per migliorare le condizioni di vita del Paese.
Perchè la maggior Parte delle proteste avviene nei Paesi democratici?
E la lista delle proteste sarebbe lunga e coprirebbe tutti i continenti (basti pensare a ciò che avviene in Siria o in altri Paesi dove la cosiddetta e presunta "rivolta" è sfociata in guerriglia urbana). Qualcuno parla di "guerra civile", o almeno così vorrebbero farci credere. Ma la verità, come documentato finora da Qui Europa in oltre 400 articoli dedicati alla Siria, è ben altra. Eppure pochi si sono chiesti il perché di tutte queste rivolte. Come mai in un mondo così “moderno” e “politicamente corretto” la popolazione insorge? Rammentiamo, infatti, che la maggior parte delle forme di protesta oggi presenti al mondo avviene in Paesi “democratici”. Anche se per motivi e ragioni diverse.
Il Panorama… della Superficialità
C’è stato chi, come la rivista Panorama, nel tentativo di spiegare questo fenomeno ha detto che viviamo una “stagione della protesta”, o forse che “sentiamo il bisogno di essere governati bene”, o che “sappiamo molte più cose” e che abbiamo “regimi meno violenti” e attraversiamo una fase di “cambiamenti epocali”. Tutte motivazioni a prima vista vere, ma a riflettere bene, anche un pò superficiali. Non si capisce cosa voglia dire “stagione della protesta”. Forse che si scende in piazza e si rischia la propria vita e la vita dei propri familiari, lo fa per un mero spirito di emulazione? O forse che – chi protesta ad esempio, contro la TAV o contro il MUOS – lo fa per imitare le proteste in altre parti del mondo o perché vede il vicino di casa protestare?
Dietro il paravento della Democrazia
Anche il “bisogno di essere governati bene” sembra una motivazione poco realistica. Non si può dire che chi ha governato la maggior parte dei Paesi del mondo, nell’ultimo secolo, lo abbia sempre fatto bene. Anzi! L’ultimo secolo della storia italiana e del mondo è stato caratterizzato da forme di protesta estrema che, talvolta – come noto – hanno finito per toccare il limite della rivolta. E tutte queste proteste sono nate dal bisogno di essere “governati bene”. Bisogno sentito e manifestato. Quanto ai regimi meno violenti, non sembra che le rivolte manifestatesi in questi ultimi anni siano state accettate dai regimi in modo meno violento: basti pensare a come è stata sedata la rivolta in Turchia o alla violenza e alla durezza manifestata dagli Stati Uniti nei confronti di chi aveva osato esprimere un’opinione diversa da quella “ufficiale” (vedi articoli in allegato). O a ciò che succede in altri Paesi dove la rivolta sembra essere diventata parte del DNA delle nuove generazioni, nate sotto il boato delle bombe. I cambiamenti epocali in realtà sembrano aver caratterizzato più settori come l’economia, il welfare, la politica. Quindi non sarebbero una causa delle rivolte.
Involuzione Sostanziale
Ma allora cos’è che, negli ultimi anni, ha scatenato nelle persone di tutto il mondo il bisogno di scendere in piazza? Forse la causa di queste proteste è da ricercare nei progressivi ed inesorabili cambiamenti (involuzione sostanziale) della classe politica che oggi governa la maggior parte dei Paesi del mondo. Fino ad alcuni decenni fa chi governava un Paese era visto, a torto o a ragione, come un “leader”. Ciò significa che chi lo aveva eletto, il popolo, riconosceva in lui la capacità di gestire della cosa comune e rispettava le sue scelte. Oggi, invece, non è più così. I politici spesso non vengono eletti, ma nominati. E anche nei rari casi in cui vengono eletti le pressioni esercitate dall’esterno per favorire la loro elezione sono tali da lasciare un segno profondo. Senza contare che i governi, ovvero chi dovrebbe essere incaricato di gestire la cosa comune, spesso sono composti da persone che non sono democraticamente “rappresentative” e che, quindi, difficilmente rispetteranno i desideri e i bisogni degli elettori.
L'Homo Politicus e le nuove consapevolezze degli ultimi
Forse, allora, il malessere della gente è dovuto anche al fatto che, negli ultimi decenni, la popolazione si è resa conto del fatto che i nuovi esemplari di Homo Politicus, dopo essere saliti al potere, hanno curato esclusivamente ai propri interessi e mai agli interessi della gente o del Paese. E lo hanno fatto incuranti di peggiorare drasticamente le condizioni di vita della gente. Forse la causa di tutte (o quasi) queste proteste è da cercare nel fatto che la gente è diventata consapevole che chi governa non farà niente per migliorare la situazione di crisi o di disagio in cui versa la popolazione. E ciò o per incapacità (perché non è in grado di farlo) oppure per noncuranza (perché non vuole farlo) o, peggio, per scelta personale (perché ha preferito rinunciare alle priorità del Paese che è stato chiamato a gestire per favorire gli interessi di alcuni e di alcune élite più o meno occulte).
Il Fattore "Ordo ab Chao"
La gente se n’è accorta. e allora ha deciso di scendere in piazza per protestare e per manifestare il proprio malessere e per chiedere, a volte in modo civile e democratico – altre volte in modo estremo – il proprio bisogno di cambiamento. Ma forse non è proprio tutto! C'è dell'altro! In poco tempo il popolo ha capito che gli strumenti che fino ad oggi aveva utilizzato per protestare (l’opposizione politica, i media, gli scioperi, le manifestazioni, di massa e altri) non erano ascoltati da chi governava solo per il proprio tornaconto. E quindi ha cercato di trovare un modo diverso per farsi sentire. Ma in tal frangente è entrato in gioco anche un altro fattore: il fattore "ordo ab chao". Il nuovo ordine del Fattore Caos.
New World Order e contro-strategie del Sistema
In tal senso, infatti, ciò non toglie che lo stesso sistema abbia finito per cogliere la palla al balzo e per orientare e pilotare per il proprio tornaconto le proteste popolari in questione. E lo ha fatto probabilmente anticipando molte delle proteste di cui abbiamo detto, fomentandone strategicamente i focolai. Proprio come accadde in Serbia, al tempo di Milosevic, con l'organizzazione Otpor. I meccanismi sono molteplici: alleanze con gruppi islamici estremisti; ambigue organizzazioni filantropiche e pseudo-democratiche protese a rilanziare propagandisticamente presunte azioni popolari (vedi Avaaz e/o Femen) e organizzazioni dedite al rovesciamento pianificato dei governi scomodi al sistema. Vedi Otpor: organizzazione nata in Serbia negli Anni Novanta e responsabile delle cosiddette "Rivoluzioni Colorate", "Rivoluzioni dei Fiori" ed in segito delle ingannevoli "Primavere Arabe". Anche dietro "Occupy Wall Street" ci sarebbe il suo zampino mondialista e destabilizzante. Quale potrebbe essere, infatti, la miglior arma di legittimazione del potere e di convincimento di massa del sistema se non la creazione ad hoc di proteste e "pseudo movimenti di protesta" da far crescere e pilotare strategicamente? Quale miglior arma di distrazione e paralisi di massa?
Italia – Paese a Sovranità Controllata – Il Modello Brežnev
In una recente intervista – per concludere con una nota sull'ex giardino felice d'Europa – lo storico Luciano Canfora ha detto che l’Italia di oggi è “un Paese a sovranità controllata, come si diceva dei Paesi-satellite dell’URSS ai tempi di Brežnev” . Chi era Brežnev? Beh, per chi non lo sapesse, fu un politico russo passato alla storia per la durezza con cui soffocò ogni opposizione, per avere quasi distrutto l’economia del Paese, per il fallimento del tentativo di risollevare l'agricoltura e per l’ostinazione nel perseguire la corsa agli armamenti pur in un momento di grave crisi economica. Canfora ha poi aggiunto: “Nel caso italiano, tuttavia, c’è una contraddizione latente tra le potenzialità, anche economiche e tecnologiche, del nostro Paese, e la condizione di minorità politica alla quale siamo ridotti”. La domanda a questo punto è: cosa accadrà quando gli Italiani si renderanno conto che chi li ha governati negli ultimi decenni (e ancora lo fa) ha fatto le proprie scelte non per il loro bene, ma per il proprio interesse, o con altri fini? E cosa dire dalle attuali forze della cosiddetta anti-casta? Beh, le chiacchiere stanno a zero! Anche se finora di chiacchiere strategiche e siparietti se ne son sentite e visti ovunque, ed in grande abbondanza. Quando impareremo a conoscere il significato reale del termine "sovranità"?
C.Alessandro Mauceri, Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)
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