Ustica: Tripoli e i misteri del rapporto Italia–Libia
Martedì, Marzo 13th / 2012
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Ustica: Tripoli e i misteri del rapporto Italia–Libia
Il piano segreto di Gheddafi e le rivelazioni di Abdul Aziz
Roma – A quanto pare il passato è pronto sempre a ritornare: ancora oggi si discute dei misteri che avvolgono il rapporto tra l’Italia e la Libia. Le rivelazioni del viceministro agli Affari esteri del Comitato Nazionale di Transizione, Abdul Aziz, affidate alla Reuters nelle scorse ore, di certo non hanno lasciato indifferenti. “Un piano top secret di Gheddafi per nascondere armi nelle ambasciate libiche sparse nel mondo che sarebbero dovute servire per giustiziare i dissidenti libici all’estero o per operazioni contro i Paesi che ospitano le missioni”. Lo ha rivelato Aziz, precisando che “nessuno è a conoscenza dei dettagli del piano formulato dal dittatore scomparso”. “Italia – Libia Stranamore” è il titolo del libro di Vincenzo Ruggero Manca – generale di squadra aerea, senatore del centrodestra per due legislature e vicepresidente della Commissione Stragi – nel quale viene raccontato che la guerra in questione è quella degli anni dell’attività terroristica. Degli anni settanta e ottanta nel periodo della dittatura di Gheddafi. Secondo Manca, in relazione alla caduta del Dc9 Itavia – avvenuta il 27 giugno del 1980 – Tripoli ha qualcosa da nascondere. Il tribunale di Palermo ha stabilito, il 12 settembre scorso, che il Dc9 si trovò in mezzo ad una operazione militare: due cacciabombardieri intercettarono un aereo nascosto nella scia del Dc9, che fu così colpito da un missile oppure precipitò al fine di evitare il velivolo “segreto”. Ma il tribunale di Palermo, rispetto alla Corte di Cassazione, si è pronunciato diversamente: il giudice si sarebbe convinto della circolazione di altri aerei nello spazio di cielo attraversato contemporaneamente dell’aereo italiano. Forse, questo è un pensiero comodo che Manca smonta riportando la sentenza della Corte di Appello di Roma in cui si evince chiaramente che la presenza contemporanea di più aerei sia solo un’ipotesi e non una certezza. Tripoli, quindi, deve aprire i suoi archivi e fare luce sull’accaduto. 30 pistole, 2 mitragliatrici, 15 chilogrammi di esplosivo, 2 bombe a mano e attrezzature per le intercettazioni telefoniche: questo è l’arsenale libico trovato, nel febbraio scorso, in Grecia. Aziz esclude la presenza di armi negli Stati Uniti, ma non in altri paesi europei che, secondo il funzionario libico, sono veri e propri depositi delle armi della dittatura che devono essere rimpatriate legalmente. E Ustica? Molti credono che dietro ci sia un complotto di silenzio da parte dei paesi della Nato. Appare chiaro nella richiesta avanzata da parte di una trentina di eurodeputati italiani e presentata alla Commissione e al Consiglio Ue per fare in modo che Francia, Belgio e Germania collaborino e di verificare se non venga violato il principio di cooperazione tra i paesi dell’Ue sancita nei trattati. Salvatore Caronna, eurodeputato del Pd, ha dichiarato che “nell’area erano presenti aerei e navi di alcuni paesi membri, Francia, Germania e Belgio e di Stati Uniti e Libia. Dobbiamo sapere cosa hanno visto quelle navi e quegli aerei”. Manca è sicuro che solo l’apertura degli archivi libici può riferire verità nascoste per troppo tempo. Maria Laura Barbuto (Copyright © 2012 Qui Europa)